da nostro inviato in Mali Vincenzo Giardina
BAMAKO (Mali) – Chiedere sempre il
permesso, altrimenti può finir male. La regola d’oro per scattar foto
vale ancora di più alla Gare de Bamako, la stazione degli autobus dei migranti che ripartono per il Burkina Faso e il Niger sulla via della Libia.
Prima che comincino le piogge un bagno di umanità, sudore e tubi di scappamento.
I pullman fanno fumo nero ma almeno si
può scegliere tra cento compagnie. Ognuna ha il suo torpedone senza una
ruota, i sedili bucati e sul portapacchi sacchi e bustoni penzolanti. Di lato, il portabagagli è sempre aperto: inghiottisce fattorini alle prese con montagne di valigie.
Ci sono pure i bambini, i talibè mandati
dalle famiglie nelle scuole coraniche e finiti a chiedere l’elemosina
in strada: sulla testa portano bacinelle colme di bustine d’acqua
potabile, merce preziosa con i rubinetti a secco. Ma attenzione a fotografare.
Per essere in regola serve l’autorizzazione del Comune. Per accorciare i
tempi si va dal capo stallo, che rinvia al capo sezione e al capo
stazione. Danno il via libera dopo l’invito nell’ufficio, il tè e le
presentazioni, ma non vale.
Appena giri l’angolo spunta l’ennesimo capetto, della compagnia o del baretto. Un “bianco” alla Gare è una notizia e si fanno tutti intorno.
Meglio mostrare rispetto, stringere le mani e poi “merci”, grazie,
magari pure in lingua bambara: “I ni cé”. Ma schivato un pericolo, se ne
presenta un altro. Come un ubriaco che chiede di cancellare le foto,
subito, adesso. E alla fine spunta pure un biglietto da visita: “Piacere, sono Modibo”.
07 luglio 2017
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