In ogni guerra, ancora prima della gente, occorre assassinare la verità. Guerra alla libia: 100000 morti, 240000 persone ancora cercate, 78000 dispersi. 10300 donne violentate, 350000 rifugiati.
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lunedì 10 luglio 2017
"In Libia è un inferno"
7 luglio 2017
Violenze di ogni genere, detenzioni illegali, stupri e torture. È
quanto denunciano di subire in Libia migranti e rifugiati secondo il
nuovo rapporto "L'inferno al di là del mare", diffuso da Oxfam, Borderline Sicilia, MEDU (Medici per i Diritti Umani) in occasione del vertice dei Ministri degli Interni europei di Tallinn
e della conferenza "Solidarietà e Sicurezza" convocata per a Roma dal
Ministero degli Esteri, assieme all'Alto Commissario per la Politica
estera Ue Federica Mogherini e ai Ministri degli Esteri
dei Paesi africani di transito dei flussi migratori. Due appuntamenti
che avranno, entrambi tra gli obiettivi principali la "chiusura" della
frontiera sud della Libia e il rafforzamento della cooperazione europea
con il paese nord- africano.
Sullo sfondo - denuncia Oxfam - centinaia di persone - arrivate in
Sicilia negli ultimi 12 mesi - che raccontano di essere state picchiate,
soggette ad abusi, vendute e arrestate illegalmente dalle milizie
locali, dai trafficanti di esseri umani e dalle bande armate che
"controllano" gran parte del territorio di un Paese finito nel caos dopo
l'intervento militare franco-inglese che portò al rovesciamento di Muammar Gheddafi.
Uomini, donne e bambini che fuggono da guerra, persecuzioni e povertà
con la speranza di una vita migliore in Europa per poi finire in un
autentico inferno.
Migranti in un centro di detenzione libico
"Non ti senti più un essere umano"
Con questa frase si potrebbe riassumere gran parte delle
testimonianze raccolte. Una fotografia in cui l'84% delle persone
intervistate ha dichiarato di avere subito trattamenti inumani tra cui
violenze brutali e tortura, il 74% ha dichiarato di aver e assistito
all'omicidio o alla tortura di un compagno di viaggio, l'80% di aver
subito la privazione di acqua e cibo e il 70% di essere stato
imprigionato in luoghi di detenzione ufficiali o non ufficiali.
"Sono stato arrestato da una banda armata mentre stavo camminando per
la strada a Tripoli", racconta H.R, 30 anni, marocchina, "mi hanno
portato in una prigione sotterranea e mi hanno detto di chiedere il
riscatto alla mia famiglia (...) Mi hanno picchiato e ferito diverse
volte con un coltello Violentavano regolarmente gli uomini. Per
spaventarci, in varie stanze amplificavano le urla per le violenze a cui
gli altri detenuti erano sottoposti".
"Ci davano da mangiare raramente. Mi picchiavano, a volte mi hanno
torturato. Ho lasciato il mio Paese e ho raggiunto mio fratello in
Libia", ricorda K.M., 27 anni, originaria della Costa d'Avorio,
intervistata al CARA di Mineo, "un giorno un gruppo di soldati è entrato
nella nostra casa. Mi hanno picchiata e sono stata violentata davanti a
mio fratello e mia figlia. Mio fratello ha cercato di difendermi ed
è stato picchiato selvaggiamente.
"Si tratta di testimonianze talmente atroci da essere al limite della
nostra comprensione", afferma la direttrice delle campagne di Oxfam
Italia, Elisa Bacciotti, "racconti di migranti che
stiamo aiutando da un anno con il progetto OpenEurope in gran parte
della Sicilia, che ci restituiscono uno spaccato inaccettabile di
ciò che accade dall'altra parte del Mediterraneo. Di fronte a questa
situazione c'è da chiedersi", conclude Bacciotti, "dove stia finendo il
senso di umanità dell'Europa e di molti Stati Membri, che nella migliore
delle ipotesi, sembrano disposti ad offrire nel vertice di Tallinn
all'Italia e ai paesi africani un aiuto rivolto esclusivamente al
controllo delle frontiere, e non alla protezione dei diritti umani".
Migranti
Oxfam: "Apriamo rotte legali per i migranti"
"Di fronte alla palese violazione dei diritti umani dei migranti in
Libia, desta particolare preoccupazione quindi l'obiettivo di Italia e
Ue di rafforzare il controllo dei flussi migratori non solo da Italia a
Libia ma anche con finanziamenti a paesi di transito come Niger, Mali,
Etiopia, Sudan e Ciad, dietro una loro maggiore collaborazione nel
controllo delle frontiere e nelle procedure di rimpatrio e espulsione,
ma senza chiedere loro di rispettare standard nella tutela dei diritti
umani dei migranti", afferma Oxfam, "queste misure sembrano tracciare un
disegno volto alla chiusura della rotta centrale del Mediterraneo,
senza però che vengano predisposti meccanismi di ingresso regolari e
sicuri verso l'Italia e l'Europa". Il rischio, secondo Oxfam, "è quello
di creare così "nuovi inferni" per le persone in fuga da conflitti,
abusi, violenze, fame e povertà". "Uno scenario in cui la vita di
centinaia di migliaia di migranti sarebbe ancor più alla mercè delle
reti di trafficanti di esseri umani che non operano solo attraverso il
Mediterraneo, ma direttamente in Libia e nel continente africano.
Facendo aumentare il numero dei morti in mare, che nel 2016 sono stati
quasi 6000 e sono 1985 dall'inizio dell'anno", conclude Bacciotti.
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