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martedì 30 giugno 2015

La ricostruzione della Libia è importante, ma prima bisogna fare i conti col fondamentalismo islamico

23/6/2015

La Libia è ormai diventata una spietata polveriera di guerra, dove quotidianamente scorrono fiumi di sangue ed il numero delle vittime cresce sempre più.
La nazione è oggi divisa, in preda alle divisioni etniche e religiose, dove l'anarchia regna sovrana e il terrorismo di matrice islamica ha trovato una nuova terra di conquista. Ma anche qui quando parliamo di terrorismo islamico dobbiamo ragionare su come sia necessario capirlo e comprenderlo bene nelle sua effettiva struttura ed articolazione.

La fazione più preparata, armata e pericolosa è senza ombra di dubbio quella di Ansar Al Sharia, che tiene sotto scacco gran parte delle zone vicino Derma e Bengasi. È necessario qui sottolineare come Ansar Al Sharia sia un gruppo vicino ad Al Quaeda, organizzazione che spesso viene confusa con lo Stato Islamico che è da tutti conosciuto come Isis. Non sono affatto la stessa cosa e spesso si sono create situazioni di reale "concorrenza jihadista" tra le due fazioni sopratutto in Siria. In ogni caso a Derna ci sarebbe stata l'ossidazione di entrambe per il controllo del territorio, complice anche il sempre crescente numero di volontari dello Stato Islamico provenienti dalla Tunisia.


Oltre a tutto questo vi è poi un autentica piccola galassia di fazioni islamiche riconducibili alla divisione prettamente tribale in cui è sprofondata la Libia del post colonnello, come quella di Alba Libica che controlla attualmente la zona di Tripoli e Misurata. A Tobruk abbiamo quello che in teoria è il legittimo governo riconosciuto a livello internazionale, guidato da Abdullah Al Tani e dove le forze armate vengono capeggiate dal generale Khalifa Aftar. Solo leggere tutto questo rende chiaro ed inequivocabile come il caos in Libia sia il vero padre padrone della situazione politica.

È vero anche che in tutta la regione l'Occidente ha la sua nuova polizza assicurativa: si chiama Abd Al Fattah Al Sisi, il generale che ha azzerato la primavera araba in Egitto riportando il paese sotto la restaurazione di un regime militare. Come Hosni Mubarak, il generale Al Sisi si è da subito proposto come riferimento ed alleato di ferro di tutto l'Occidente, ed è certamente l'interlocutore privilegiato da chi vuole evitare l'espansione fondamentalista in tutto il Maghreb, fattore che indubbiamente rafforzerà anche in futuro il nuovo regime egiziano nei suoi rapporti con l' Europa e gli Stati Uniti.

Ma tutto questo non basta. La ricostruzione della Libia è di ineludibile importanza per tutti noi, per la nostra sicurezza e per il futuro assetto degli equilibri internazionali. Dalle coste libiche hanno origine i drammi dei tanti migranti che ogni giorno approdano sulle coste italiane, non dimentichiamolo. Un tema che non potrà mai essere affrontato seriamente se prima non avremo fatto i conti con la disgregazione libica voluta dalla guerra del 2011, dove la Francia ha avuto un ruolo di primissima fila. Ma per raggiungere questo obiettivo è necessario soffermarsi su come contrastare l'espansione jihadista in tutta la nazione, elemento con cui bisognerà presto fare i conti. Per ora la Libia continua ad essere un tetro teatro di morte e sofferenza.

Rivisto e corretto dall' originale: http://www.huffingtonpost.it/nicola-lofoco/ricostruzione-libia-fondamentalismo-islamico_b_7634930.html?utm_hp_ref=italy

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