19 novembre 2014
La grottesca politica estera del Governo che celebra come successo la liberazione – dietro pagamento – degli ostaggi italiani in Libia.
La Libia sprofonda sempre più in una devastante guerra civile senza quartiere dagli esiti imprevedibili. La recrudescenza dei combattimenti testimonia l’ormai conclamata regionalizzazione di un conflitto, dove molti diversi attori stranieri stanno prendendo attivamente parte alle operazioni belliche. Scomparsa completamente dai media italiani ormai completamente assorbiti/asserviti a incensare la Lady Pesc Mogherini e il nostro “pacifico” contributo nella guerra santa contro l’ISIS – di ieri la notizia dell’invio, dopo le armi e l’aerocisterna, di quattro Tornado per missioni ISR1 – la drammatica situazione libica è un pericolo assai più vicino e preoccupante di ciò che accade in Siria. Sono lontanissimi i tempi in cui il colonnello Gheddafi ci forniva generosi contratti per la fornitura di gas e petrolio, accordi per il controllo delle coste da cui partono i barconi dei migranti e il Mukhabarat ci forniva soffiate d’intelligence in cambio di una certa sottomissione retorica post-coloniale e l’impegno nella costruzione d’importanti infrastrutture che comunque avrebbero portato lavoro alle aziende nostrane. Spazzati via dalle bombe anglo-francesi e dai tomahawk americani tutti gli accordi politici e commerciali, la Libia oggi è un rebus indecifrabile a un tiro di schioppo da Lampedusa.
La situazione che vede fondamentalmente tre grandi attori contrapposti – le milizie di Zintan (fedeli al generale Haftar), la coalizione Fajr Libya (Alba Libica) e Ansar Al Sharia – negli ultimi tre mesi è andata irreparabilmente aggravandosi: lo scalo internazionale di Tripoli nonché gran parte della capitale, dopo tre anni di controllo “governativo” è passato nelle mani delle milizie islamiche di Misurata, la coalizione Fajr Libya – composta dalle milizie di Misurata, i Berberi e gli islamisti radicali – è passata all’offensiva in Tripolitania; mentre le truppe di Haftar stanno faticosamente cercando di riconquistare Bengasi dalle mani di Ansar Al Sharia con l’impiego della 204° Brigata corazzata. In risposta gli jihadisti – che con Majlis al-Shura, la Brigata dei Martiri del 17 Febbraio, Libya Shield e le Brigate Rafallah al Sahati forma il Consiglio della Shura dei Rivoluzionari di Bengasi – hanno lanciato una sanguinosa campagna di attentati che ha già causato la morte di più di 80 soldati libici, la decapitazione di altri e le autobombe alle ambasciate di Egitto e Emirati Arabi2; anche il porto è ora sotto il loro controllo, obbligando il generale a ordinarne la chiusura, lo spostamento di tutte le navi in quello di Tobruk e il bombardamento aereo. Ansar ha anche preso il controllo di alcune basi dell’esercito razziando alcuni missili terra-aria STRELA-2, missili anti-carro MILAN 2 e centinaia di razzi GRAD.3
Dal punto di vista politico la situazione non è certo migliore. Vi sono due opposti parlamenti che rivendicano il diritto a governare il paese: quello appena eletto del premier al-Thani, riconosciuto dall’ONU a Tobruk e il CNG (Consiglio Nazionale Generale) ricostituito a Tripoli guidato dal premier al-Hassi. Il primo gode dell’appoggio di Arabia Saudita, Egitto e EAU – direttamente coinvolti nei raid aerei -; il secondo invece di Qatar, Sudan e Turchia. Proprio l’inviato speciale di Erdogan, dopo essersi recato in visita a Tobruk, ha proseguito il suo viaggio a Misurata (roccaforte di Alba Libica) per poi andare a Tripoli; primo e unico rappresentante di uno Stato straniero a incontrarsi ufficialmente con l’autoproclamatosi premier al-Hassi. La stessa Turkish Airlines ha deciso di riaprire i collegamenti proprio con la città di Misurata dove, secondo fonti francesi, il 24 e 25 ottobre sono atterrati cargo turchi carichi di armi4. Nel frattempo il governo italiano, dopo avere scelleratamente avvallato l’intervento armato del 2011 – fornendo le basi aeree per raid altrimenti impossibili -, tace appiattito nella politica estera filo-atlantica sempre più controproducente verso i nostri legittimi interessi nazionali. Anzi fa di meglio: celebra come successi la liberazione di Marco Vallisa e di Gianluca Salviato – i due ostaggi rapiti in Libia – “grazie al lavoro di tutti gli organi di Stato”5; ovvero il pagamento di un milione di euro a testa6.
1 Intelligence Surveillance Reconaissance, ma ovviamente capaci anche di compiere missioni di attacco al suolo non approvate dal Parlamento.
2 http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11/13/libia-jihadisti-decapitano-soldato-autobombe-tripoli-contro-ambasciate/1209778/
3 http://www.rid.it/index~phppag,3_id,381.html
4 http://www.rid.it/index~phppag,3_id,398.html
5 http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11/16/liberato-gianluca-salviato-tecnico-sequestrato-in-libia-nel-marzo-scorso/1214527/
6 France Press
Fonte: L’Intellettuale Dissidente
Preso da: http://www.informarexresistere.fr/2014/11/19/il-criminale-silenzio-italiano-sulla-libia/
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