In nessun paese forse più che nella Libia si trovano i segni di civiltà tanto diverse. Basti pensare che, a partire dal 1000 avanti Cristo, sul suolo libico si sono succeduti via via Fenici, Greci, Romani, Vandali, Bizantini, Arabi, Spagnoli, Turchi ed Italiani.
Tutto ciò si spiega se si pensa alla situazione geografica della Libia. Essa si affaccia nel bel mezzo del mar Mediterraneo. E’ naturale quindi che il suo possesso sia stato accanitamente conteso fra quelle potenze che volevano avere il predominio su questo mare.
Le poche notizie che si hanno sulla Libia antica sono dovute soprattutto ad Erodoto, storico greco del V secolo avanti Cristo.
Egli ci informa che la Libia fu abitata nell’antichità da tribù abbastanza civili: i Berberi. Comunque, per avere notizie storiche precise sulla Libia antica, non si deve risalire oltre il 1000 avanti Cristo. Intorno a quell’epoca il territorio libico venne occupato dai Fenici. Come avevano fatto in altri paesi ove si erano spinti con le loro veloci navi, essi vi fondarono alcune colonie. Tra queste eccelse Leptis Magna (nella Tripolitania).
Nel II secolo avanti Cristo, dopo che i romani sconfissero definitivamente i fenici in territorio africano, la Libia divenne una provincia romana. Decaduta la potenza di Roma, la Libia fu invasa dai Vandali. Come avevano fatto in Europa nel V° secolo dopo Cristo, questi devastarono ogni cosa.
Una certa prosperità la Libia l’ebbe nel secolo successivo, quando fece parte dell’impero bizantino. Ma fu di breve durata. Nel 643 si verificò una nuova invasione. Provenienti dall’Egitto, ove si erano stanziati l’anno prima, gli Arabi mossero alla conquista della Libia. A nulla valse la tenace resistenza dei berberi: in pochi mesi tutto il territorio libico cadeva nelle loro mani. Ma i berberi non si dettero per vinti. Non appena si sentirono pronti, scatenarono un improvviso poderoso attacco contro gli invasori. La guerra, durata 20 anni, dal 685 al 705, vide però vincitori gli arabi. Vista impossibile ogni speranza di rivincita, i berberi si rassegnarono alla dominazione araba. Anzi, con l’andar del tempo, molti di essi si convertirono alla religione degli invasori: l’islamismo.
Si può dire che dall’VIII al XIV secolo la Libia non ebbe un solo momento di pace: sul suo territorio si susseguirono le lotte scatenate fra i vari capi arabi, che tentavano di fondare in Africa degli stati indipendenti. In più bisogna aggiungere le scorrerie che fecero i berberi del Marocco, per tentare di impossessarsi della Tripolitania.
Nel 1510 Tripoli fu occupata dagli spagnoli. Ma 20 anni dopo, non essendo riusciti a penetrare nell’interno della Tripolitania, essi cedettero la città ai Cavalieri di San Giovanni, un ordine religioso cavalleresco fondato al tempo delle Crociate. Anch’essi però dovettero sloggiare ben presto. Nel 1551 un poderoso esercito turco occupò la città e buona parte della Tripolitania. In pochi decenni quasi tutto il territorio libico cadde in possesso degli invasori.
Al dominio arabo succedeva così quello turco. Ma 2 secoli dopo i turchi perdettero Tripoli. Questa venne occupata da Ahmed Qaramanli, un turco che era passato dalla parte dei berberi. Poco dopo egli si impadronì anche delle città di Derna e Bengasi. Dietro l’esempio di Ahmed, altri pascià turchi si posero a capo di tribù berbere e riuscirono ad impossessarsi di varie città libiche.
Di fronte a così gravi ribellioni, il governo turco decise allora di agire. Nel maggio del 1835 un esercito turco sbarcò a Tripoli, si impossessò della città e proseguì la sua avanzata verso il Fezzan e la Cirenaica. In poco tempo i turchi riuscirono a ristabilire il loro dominio su quasi tutto il territorio libico.
All’inizio del nuovo secolo l’impero turco cominciò a dare segni di grave decadenza. Fu allora che l’Italia, per procurarsi un possedimento in Africa, decise di occupare la Libia. Dopo una guerra più lunga del previsto l’Italia potè entrare in possesso di buona parte del territorio nel 1912. Tuttavia, poiché numerose tribù berbere tentarono di ribellarsi, l’Italia si trovò ancora impegnata per parecchi anni in operazioni militari. Soltanto nel 1930 la conquista della Libia potè considerarsi conclusa. Il governo degli italiani nella nuova colonia fu molto saggio; in pochi anni la Libia raggiunse una notevole prosperità economica.
Nel 1934 fu costituito il Governatorato Generale della Libia formato dalla Tripolitania e la Cirenaica e diviso in 4 provincie: Tripoli, Misurata, Bengasi e Derna, più il territorio militare del Sahara libico con sede a Hun. Con una legge del gennaio 1939 le provincie vennero aggregate all’Italia come parte integrante del territorio metropolitano italiano, così come la Francia aveva fatto con l’Algeria. Anche i musulmani fecero parte del territorio metropolitano e non furono più “sudditi coloniali”, ma “cittadini italiani libici” pur mantenendosi uno stato personale e successorio musulmano, con particolari diritti, come quello di portare le armi, accedere alla carriera militare e a quella sindacale, sempre libiche. Si intese così rispettare la coscienza religiosa e la individualità etnica dei musulmani. Ed essi non suscitarono mai malcontento per il regime italiano che, anzi, portò miglioramenti in tutti i settori dell’economia, comprese opere assistenziali atte a donare benessere generale. La Libia fu governata:
- dal maresciallo Italo Balbo fino al giugno 1940;
- dal maresciallo Rodolfo Graziani fino al marzo 1941;
- dal generale Italo Gariboldi;
- dal maresciallo Ettore Bastico dal luglio 1941 alla fine del 1942.
Si compirono in Libia opere importanti come la “strada litoranea” che saldò, attraverso la Libia, l’Africa orientale a quella occidentale. A metà della strada fu eretto l’Arco Trionfale, per ricordare le antiche “Arae Philenorum” cioè le “Are dei Fileni”.
Per chiarire riportiamo i fatti secondo ciò che scrissero al loro tempo gli storici: Sallustio, Pomponio Mela e Valerio Massimo.
Verso il 350 avanti Cristo tra Cartagine e Cirene sorse una controversia intorno ai limiti dei rispettivi territori nella Sirte. Si convenne di fissare il limite nel punto di incontro di due coppie di podisti partiti contemporaneamente da Cartagine e da Cirene. Per le sorti di Cartagine corsero i fratelli Fileni, i quali incontrarono gli avversari greci molto al di là della media distanza reale. Incolpati i Fileni di essere partiti prima del convenuto, a soluzione della disputa fu proposto ai cartaginesi di riconoscere il luogo come confine se i due vincitori fossero stati disposti a morirvi sepolti vivi. Essi accettarono e la patria riconoscente eresse sul luogo le famose “Are dei Fileni”.
Nel periodo della colonizzazione italiana circa 1900 famiglie, per un totale di 15.500 rurali, si trasferirono in Libia per svolgere la loro opera agricola e zootecnica.
Poi sopraggiunsero le vicende della seconda guerra mondiale e la Libia fu occupata per gli Alleati dalle truppe britanniche nelle parti cirenaiche e tripoline, ed in quelle del Fezzan dai francesi. Demandato alle Nazioni Unite il compito di riordinare lo stato libico, si stabilì che:
- il 1° giugno 1949 la Gran Bretagna doveva riconoscere il Gran Senusso, emiro islamico Idriss el
Senussi, come capo del governo cirenaico;
- che la Gran Bretagna doveva autorizzare il Gran Senusso a proclamare l’indipendenza della
Cirenaica;
- che la Gran Bretagna doveva riconoscere la nuova Costituzione firmata da Idriss El Senussi;
Inoltre le Nazioni Unite stabilirono che:
- la Libia doveva essere considerata uno stato indipendente e sovrano e formato da Cirenaica,
- Tripolitania e Fezzan;
- L’indipendenza effettiva doveva essere proclamata entro il 31 dicembre 1951;
- La Costituzione della Libia doveva essere approvata, ivi compresa la forma di governo,
dall’Assemblea Nazionale Libica, rappresentante di tutti gli abitanti delle tre regioni;
- un Commissario delle Nazioni Unite doveva poter contare sull’assistenza e sui pareri
di un Consiglio e coadiuvare, con la popolazione della Libia, alla formulazione della
Costituzione;
- il suddetto Consiglio doveva essere formato da un rappresentante di.
- Egitto, Francia, Italia, Pakistan, Regno Unito e Stati Uniti d’America;
- Ciascuna delle tre regioni;
- Minoranze libiche.
Nel novembre 1950 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò la dichiarazione di indipendenza della Libia ed il 29 marzo 1951 si costituì un governo federale provvisorio. La stessa assemblea poi trasferì al nuovo stato tutti i beni pubblici già italiani. La forma di governo concordata fu una monarchia federale ereditaria ed il primo sovrano fu Idriss El Senussi.
Nelle prime elezioni politiche tenute il 2 febbraio 1952 ebbe la prevalenza il partito indipendentista. Il regno di Libia dal marzo del 1953 divenne membro della Lega Araba, insieme all’Arabia Saudita, l’Egitto, Giordania, Iraq, Libano, Siria e Yemen. Il nuovo regno ebbe però subito bisogno di aiuti militari e finanziari ai quali provvidero sia gli Stati Uniti che la Gran Bretagna con cui la Libia firmò dei trattati, dando in cambio basi aeree e navali. Se grande ed evidente era stato il contributo dell’Italia sul piano culturale nel passato, in seguito la Libia riprese un vero e proprio processo di riorientalizzazione chiamando a gestire l’istruzione media ed elementare tutto il personale dell’Egitto e degli altri stati arabi e ciò avvenne anche per l’Università di Bengasi fondata nel 1956.
Nell’aprile del 1963 la Libia diventò Regno Unitario, non più federale, ed il Consiglio dei Ministri assunse il potere esecutivo. Quindi le tre regioni non ebbero più i loro Consigli Amministrativi, le provincie divennero 10, l’elezione dei 24 componenti del senato fu demandata al re e le donne acquisirono diritti politici. In quegli anni la scoperta e lo sfruttamento di vasti giacimenti petroliferi determinarono un sostanzioso aumento del reddito nazionale, anche se le risorse economiche restarono quelle tradizionali dell’agricoltura, della pastorizia e della pesca, affiancate da un attivissimo artigianato.
Un avvenimento, quello della guerra arabo-israeliana del 1967, suscitò molta emozione nel paese. La Lega Araba accusò la Libia di aver aiutato gli occidentali ad accelerare le azioni militari partenti tutte dalle basi aeree e navali americane ed inglesi. Ciò portò ad un allineamento da parte della Libia con gli stati arabi progressisti; lo smantellamento delle basi, già iniziato nel 1966, fu accelerato: si stanziarono fondi ed aiuti per i paesi colpiti dalla guerra.
Il 1° settembre 1969, in assenza del re, un gruppo di militari si impadronì del potere e proclamò la repubblica. Fu promulgata una Costituzione provvisoria che assegnò il potere ad un Consiglio del Comando della Rivoluzione, tutto composto di civili. Nel dicembre i ministri della Difesa e dell’Interno, ambedue militari, furono accusati di complotto per cui vennero rimossi e nel gennaio 1970 prese le redini di un nuovo governo il colonnello Mu’Ammar El-Qadhdafi, cioè colui che tutti chiamiamo Gheddafi, che risultò poi il vero capo degli organizzatori del colpo di stato. Egli fece completare l’esodo di tutte le forze americane e britanniche, nonché l’esproprio di tutti i beni ebrei ed italiani ancora esistenti in Libia, con relativa nazionalizzazione.
Nell’aprile del 1971 fu firmato un accordo federativo con la Siria ed il Sudan e nel giugno dello stesso anno si giunse ad un unico partito legale, l’Unione Socialista Araba.
Nell’ottobre del 1973 ci furono degli screzi con l’Egitto che non aveva informato l’alleato Gheddafi della improvvisa guerra condotta contro Israele e proprio perché deluso da questo atteggiamento, accantonò quello che era stato un progetto di collaborazione con il Maghreb e si rivolse alla Tunisia per concordare una unione, che poi non si attuò. Inoltre Gheddafi, che intanto aveva affidato il suo incarico di primo ministro a Abd As-Salam Giallud, accentuò il sentimento nazionalistico della sua politica ed enunciò una “Terza Teoria Internazionale”, come una alternativa al “Materialismo Capitalista ed al Comunismo Ateo”. Promosse l’accentuazione dell’integralismo islamico con il graduale ritorno alle norme del diritto islamico in campo alimentare ed in quello del diritto penale.
Ed il 5 aprile 1974 annunciò che, pur rimanendo capo dello stato e delle forze armate, si faceva sostituire da altri membri nei compiti politici, amministrativi e di rappresentanza, per dedicarsi completamente alla “organizzazione ideologica”.
Il 2 marzo 1977 il nuovo ordinamento dello stato si definì col nome di “Stato delle Masse” arabo, libico, popolare, socialista. Ne conseguì una radicale trasformazione del paese: le ambasciate divennero “uffici politici” e lo stesso Gheddafi si dimise da capo dello stato per essere “Capo della Rivoluzione”.
Fra il 1976 ed il 1979 pubblicò in tre volumi il suo “Libro Verde” in cui venivano enunciati i principi del nuovo regime che egli stesso volle applicare. Si registrò un irrigidimento nella lotta alle opposizioni e nel 1980 prese il via una violenta campagna contro gli anti-rivoluzionari, sia in patria che all’estero. Tutto ciò non riuscì a debellare completamente gli oppositori ed infatti il 27 maggio 1984 fallì un tentativo di espugnare la residenza fortificata di Gheddafi, nei dintorni di Tripoli.
Ma la continuità dei dissensi interni e l’isolamento internazionale convinsero poi Gheddafi ad assumere un atteggiamento più moderato. Nel 1988 si ebbero i primi risultati di questa nuova politica sia per un riconosciuto rispetto dei diritti umani sia con una nuova apertura verso gli interessi economici privati.
In politica estera però Gheddafi mantenne il suo rigido atteggiamento di rifiuto nei riguardi di Israele con la immutata intransigenza sulla questione palestinese. Non accettò mai la pace separata tra Israele ed Egitto e con quest’ultimo ruppe addirittura le relazioni diplomatiche. Poi costituì con l’Algeria, l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, la Siria e lo Yemen del Sud il cosidetto “Fronte del Rifiuto”.
Ma questa politica così fortemente anti israeliana ed antioccidentale creò stati di tensione anche con altri stati arabi come la Giordania, la Tunisia, il Marocco, l’Iraq ed il Sudan.
Anche i rapporti con l’occidente, in particolar modo con gli Stati Uniti, si deteriorarono molto in quanto fu accusato di essere il promotore di tutti gli attacchi di terrorismo internazionale. E questo crescendo di tensioni provocò il 15 aprile 1986 un bombardamento a Tripoli ed a Bengasi ad opera dell’aviazione americana. Nel 1989 aerei militari statunitensi colpirono due caccia libici in volo sopra acque internazionali sul Mediterraneo.
Sempre nel 1989 la Libia partecipò alla creazione dell’Unione del Maghreb arabo, insieme all’Algeria, Marocco, Mauritania e Tunisia. Ma già nell’agosto del 1990 si ebbero i primi screzi in seno a questa Unione perché, in occasione della invasione del Kuwait da parte dell’Iraq, la Libia si schierò fortemente dalla parte irachena.
Ancora tensioni gravi si ebbero tra Libia, Stati Uniti e Gran Bretagna che, nel novembre 1991 accusava due cittadini libici come responsabili della esplosione, avvenuta nel dicembre 1988, di un aereo di linea statunitense sopra la cittadina scozzese di Lockerbie. La richiesta di estradizione dei due libici, presentata da Stati Uniti e Gran Bretagna, fu rifiutata da Gheddafi ma venne appoggiata dalle Nazioni Unite che nel 1992 hanno disposto le sanzioni economiche contro la Libia.
Per i due terroristi la Libia, richiamandosi ad alcune norme internazionali, chiese l’intervento della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja, per essere autorizzata a giudicarli sul proprio territorio o, in via secondaria, a farli processare dinanzi alla Corte stessa. Questa richiesta fu molto osteggiata dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna, ma la stessa cosa non fu recepita dalla Corte che, invece, si dispose ad accogliere il suggerimento della Libia e chiese che i due stati accusatori presentassero, entro il 30 dicembre del 1998, tutti i documenti probanti la colpevolezza dei due terroristi.
Poi le sanzioni, predisposte nel 1992, l’anno dopo assunsero più vaste proporzioni quando il Consiglio di Sicurezza impose un rifiuto alla vendita alla Libia di apparecchiature adatte alla estrazione petrolifera. Lo stesso Consiglio approvò pure il congelamento delle proprietà libiche all’estero ma non accettò la proposta di embargo alle esportazioni del petrolio libico, sostenuta dagli Stati Uniti. A quel punto il governo statunitense applicò unilaterali personali sanzioni.
Negli anni seguenti, 1997 e 1998, l’Organizzazione dell’Unità Africana, l’Organizzazione della Conferenza Islamica e della Lega Araba, sostennero la richiesta libica di far giudicare i due terroristi da un terzo paese, i Paesi Bassi, e nell’agosto del 1998 questa proposta fu accettata sia dagli Stati Uniti che dalla Gran Bretagna. Però la Libia, nello stesso tempo, chiese anche di far scontare successivamente la pena ai due terroristi nello stesso paese che li giudicava, e questa richiesta invece non fu accettata.
Intanto si andava esaurendo anche un altro contenzioso, quello che la Libia sosteneva con il Ciad, già da tempo, a proposito della sovranità sulla zona di Uzu. Nel gennaio del 1994 la Corte Internazionale di Giustizia sentenziò l’appartenenza del territorio conteso al Ciad e così la Libia nel maggio 1994 ritirò le sue truppe e nel successivo giugno i due paesi firmarono un accordo di amicizia e di cooperazione.
Tutte le diatribe internazionali sostenute dalla Libia avevano, intanto, non poco contribuito a rafforzare i dissensi interni contro il regime. Molte sommosse di matrice islamica si erano verificate ma erano state represse con particolare durezza. Le questioni principali erano sorte fra l’Islam e l’elite religiosa tradizionale che, appunto dall’Islam si sentiva minacciata.
Poi il governo libico concesse l’estradizione dei due terroristi di Lockerbie nell’aprile del 1999, ed un tribunale scozzese, alla presenza di molti osservatori internazionali, si apprestò a giudicarli nei Paesi Bassi.
Nel frattempo furono sospese le sanzioni, vigenti già dal 1992, e nel luglio del 1999 fra la Libia e la Gran Bretagna si ristabilirono pure le rappresentanze diplomatiche.
Preso da: http://www.miraggi.it/storia/libiasto.html
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