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giovedì 27 dicembre 2018

Perché gli Stati Uniti all’improvviso sloggiano dalla Siria?

In caso di scontro con le forze armate siriane – che ora dispongono della strumentazione antiaerea russa, la migliore al mondo – l’US Air Force è condannata alla sconfitta. Gli Stati Uniti non hanno scelta: possono solo andarsene prima di essere umiliati.
La storia si ripete. In Iraq, prima di lasciarli massacrare da Saddam Hussein, gli Stati Uniti si servirono di combattenti kurdi, promettendogli che avrebbero avuto un proprio Stato. Oggi, lasciano soli a fronteggiare la Turchia altri kurdi, cui ancora una volta hanno promesso uno Stato. Dopo otto anni di battaglie e il sacrificio di decine di migliaia di mercenari islamici, il sogno della NATO di distruggere le strutture statali siriane va in fumo.
| Bucarest (Romania)
 
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Una settimana fa sono state dispiegate a Deir Ez-zor, nella Siria orientale, due batterie di missili S-300. Subito dopo, nel nord-est della Siria l’intensità dei voli della Coalizione guidata dagli Stati Uniti è diminuita dell’80%. Dal 18 settembre nello spazio aereo siriano non ci sono stati raid dell’aeronautica militare israeliana.

Una delegazione delle forze armate israeliane, guidata dal maggiore generale Ahron Haliva (capo dello operazioni) ha incontrato a Mosca il maggiore generale Vasily Trushin (vicecapo delle operazioni dell’esercito russo). Le relazioni tra i due eserciti si sono deteriorate dopo l’abbattimento dell’aereo russo Il-20, durante l’attacco di F-16 israeliani a obiettivi siriani nei pressi della base aerea russa di Hmeymim.
La delegazione israeliana è andata a Mosca perché non è riuscita a trovare il modo di penetrare nella zona di esclusione aerea, imposta dai nuovi sistemi di difesa che la Russia ha fornito alla Siria. Gli israeliani s’illudevano di ammansire i russi e farsi dare i codici di sicurezza dei missili siriani. Ovviamente la Russia si è rifiutata di farlo.
Quali componenti della gestione automatizzata dello spazio aereo siriano impediscono le azioni israeliane e americane? La Siria ha ricevuto da 6 a 8 batterie S-300/PMU2, con raggio d’azione di 250 chilometri. I missili garantiscono la sicurezza degli aerei e degli obiettivi militari siriani. Queste batterie non sono però gli elementi più importanti.
La gestione è assicurata dal sistema di gestione automatizzato Polyana D4M1, imperniato su un’interfaccia che consente il funzionamento simultaneo di unità aeree e di difesa antiaerea siriane. Polyana D4M1 può coprire una zona di 800 cilometriquadri, seguire 500 obiettivi aerei e missili balistici e placcarne 250. Grazie a Polyana D4M1 i centri di comando dell’aereonautica militare ricevono anche informazioni esterne dall’aereo russo A-500 (AWACS) e dai satelliti di sorveglianza russi.
La memoria dei server di Polyana D4M1 immagazzina l’impronta radar di tutti gli obiettivi aerei, compresi i missili di crociera e l’aereo sedicente “invisibile” F-35. Quando un obiettivo aereo è intercettato da un radar in Siria, il sistema automatizzato Polyana mostra l’informazione su tutti i radar di rilevamento e i sistemi di guida degli aerei e dell’artiglieria antiaerea siriani e russi. Questo sistema automatizzato fa in modo che anche i missili siriani più vecchi, risalenti all’epoca sovietica (S-200, S-75, S-125, ecc.), diventino quasi altrettanto precisi degli S-300.
La rete Polyana D4M1 comprende anche il sistema Krasukha-4 per il disturbo degli apparecchi di navigazione NAVSTAR (GPS), di cui sono dotati i mezzi d’attacco (aerei, elicotteri, missili di crociera, bombe guidate ecc.).
Quale la conseguenza della messa in funzione di questa gestione automatizzata dello spazio aereo siriano?
Le basi militari USA in Siria sono formate soprattutto da truppe destinate a operazioni speciali, ossia da una fanteria leggera, senza blindati né sostegno d’artiglieria. Non potrebbero perciò resistere a un attacco terrestre dell’esercito siriano appoggiato dall’aviazione. Avendo acquisito la consapevolezza che l’aviazione USA non potrà superare la barriera antiaerea siriana senza perdite inaccettabili, ogni azione militare diventa inopportuna. Questa è la ragione che ha indotto gli Stati Uniti a dare l’annuncio del ritiro graduale dei suoi 2.000 soldati dalla Siria [1].
Contemporaneamente, la Turchia, sostenuta dalla Russia, si prepara a lanciare nel nord della Siria una nuova offensiva contro il YPG. Queste circostanze inedite faranno sì che l’esercito siriano combatterà a fianco dei turchi. Il YPG, addestrato e sostenuto dagli Stati Uniti, perderà rapidamente tutti i territori strappati allo Stato Islamico il quale, a sua volta, li aveva sottratti alla Siria.
[1] Gli Stati Uniti sostengono di aver inviato in Siria 2.000 soldati. In realtà sono il doppio.
 

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