Costa d’Avorio,
Mali, Niger, Camerun, Ciad, Gabon, Guinea Equatoriale, Repubblica
Centrafricana, Repubblica del Congo, Benin, Burkina Faso, Guinea Bissau,
Senegal e Togo.
Sembra
una geografia di altri tempi e altri luoghi, eppure è' questo l'elenco
dei paesi africani, ex colonie francesi, sui quali la Francia esercita
ancora oggi un controllo praticamente assoluto. Con tanto di presenza di
soldati sul terreno e di intervento militare qualora un capo di stato
deragli dall'asfissiante perimetro economico e geopolitico deciso da
Parigi. L'ex presidente ivoriano Gbagbo, nel 2011 in contemporanea
all'aggressione alla Libia, è stato deposto militarmente con l'aiuto dei
soldati francesi ed è ancora in carcere in attesa di un processo
ovviamente "per crimini contro l'umanità".
Lo strumento intorno al quale ruota l'intero
sistema del controllo francese sui 14 Paesi africani è il franco
coloniale, detto franco Cfa, moneta che la Francia ha imposto alle sue
colonie nel 1945, subito dopo l'accordo di Bretton Woods, che ha
regolato il sistema monetario dopo la Seconda guerra mondiale.
L'acronimo Cfa inizialmente stava a significare "Colonie francesi
d'Africa", ma negli anni Sessanta, a seguito della decolonizzazione e
dell'indipendenza dei paesi africani anche della "francofonia" il suo
significato è diventato: "Comunità finanziaria africana".
Ma la fine del regime coloniale si è rivelata solo formale, in quanto
il franco Cfa ha conservato tutti i vincoli ferrei che aveva fin
dall'inizio sulle economie locali. Stiamo parlando di 14 Stati dell'area
subsahariana e del Centro Africa, con una popolazione di circa 160
milioni di unità, per i quali la moneta ufficiale è il franco Cfa, che
viene però coniata e stampata in Francia, che ne ha stabilito le
caratteristiche e ne detiene il monopolio.
Ma quali sono questi vincoli ferrei ai quali
sono sottoposte le ex colonie francesi in Africa? Il primo vincolo del
franco Cfa è l'obbligo per i 14 paesi africani di depositare il 50%
delle loro riserve monetarie presso il Tesoro francese. In pratica,
quando uno dei 14 paesi del franco Cfa esporta verso un paese diverso
dalla Francia, e incassa dollari o euro, ha l'obbligo di trasferire il
50% di quanto incassato presso la Banca di Francia.
All'inizio la quota che i paesi africani dovevano trasferire in
Francia era pari al 100% dell'incasso, nel tempo (1973) è scesa al 65%,
infine nel 2005 è scesa al 50%. Scrive il quotidiano economico Italia
Oggi che, per esempio, "se il Camerun, previo un esplicito permesso
francese, esporta vestiti confezionati verso gli Stati Uniti per un
valore di 50mila dollari, deve trasferirne 25 mila alla Banca centrale
francese".
Non solo. Gli accordi monetari sul franco Cfa
prevedono che vi siano rappresentati dello Stato francese, con diritto
di veto, sia nei consigli d'amministrazione che in quelli di
sorveglianza delle istituzioni finanziarie delle 14 ex colonie.
Grazie a questo trasferimento di ricchezza monetaria, la Francia
gestisce praticamente il 50% delle valute estere delle 14 ex colonie,
investendoli massicciamente in titoli di Stato francesi. Anche grazie a
questi Parigi ha potuto finanziare per decenni una spesa pubblica
generosa, anche forzando vincoli di Maastricht.di Stefano Porcari - Contropiano
Fonte: Lantidiplomatico
L'opinione dell'autore può non coincidere con la posizione della redazione.
Preso da: https://it.sputniknews.com/punti_di_vista/201810066597786-francia-usa-14-ex-colonir-africane/
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