di
Paolo Ermani
17-11-2017
Siamo un paese con caratteristiche molto singolari; una di queste è che se si tratta di errori da ammettere e di conseguenze di cui farsi carico, piuttosto ci si fa tagliare un braccio ma non li si ammette. Anche di fronte a sbagli evidenti, responsabilità, inefficienze, non è mai colpa di nessuno, sia nell’apparato pubblico che privato.
Questo succede dall’impiegato alla posta, fino ai
politici o ai commissari tecnici della nazionale di calcio. Nemmeno di
fronte ad uno sfacelo calcistico dove una squadra di serie B
probabilmente avrebbe trionfato contro la nazionale svedese,
l’allenatore ha avuto la decenza di dimettersi, ammettendo di aver
sbagliato o comunque dando almeno una minima parvenza di dignità di
fronte alla pietosa sconfitta della nazionale di calcio, forse unica
cosa che unisce gran parte degli italiani, popolo di campanilisti. E se
non si dimette l’allenatore, figuriamoci se lo fa il suo capo, messo lì
per questioni politiche di potere, non certo per la sua competenza.
Personaggio oltremodo imbarazzante, capace di squallide dichiarazioni
razziste che ci hanno fatto vergognare di fronte al mondo.
Sembra che da noi il concetto di dignità, di minima morale, sia largamente sconosciuto, l’importante è inchiodarsi a poltrone, posti di privilegio, dalle sedie in parlamento, ad una panchina di calcio, fino alla sedia di un ufficio pubblico. E una volta ottenuto quel posto, usare tutte le possibilità di esercizio del potere che quel posto garantisce. Infatti anche in qualsiasi ufficio pubblico, in qualsiasi biglietteria di stazione ferroviaria o simili, se c’è qualcosa che non funziona, la responsabilità non è mai di chi abbiamo davanti, perché sono sempre umili e innocenti esecutori di direttive espresse dall’alto, per quanto queste siano discutibili, inefficienti, palesemente assurde o insensate. E quando si vuole risalire la catena per arrivare in alto, chi sta in alto, proprio perché ricopre quella posizione spesso per precisi interessi politici, rimane lì dato che serve proprio in quel posto dove il potere lo ha collocato, non importa quello di cui è responsabile.
Chiunque, dall’impiegato pubblico che sa che non verrà licenziato (tranne per casi limite) pure se fa il suo lavoro in maniera pessima, fino al capo supremo, utilizza il proprio potere contro i malcapitati sotto di sé. E spesso proprio quelli che si collocano alla fine della catena di esercizio del potere, sono anche i peggiori perchè possono sfogare sui malcapitati cittadini la frustrazione di essere gli ultimi di quella catena.
Spesso le persone impiegate in uffici pubblici vari, di fronte a disservizi, inefficienze, ritardi, commi, leggi, regole assurde, contraddittorie, insensate, hanno sempre la scusa pronta dicendo che non dipende da loro; ma anche se potessero comunque fare qualcosa, in maniera del tutto legale, per agevolare, aiutare gli altri a districarsi rispetto alla mostruosa burocrazia, non lo fanno. Anzi, utilizzano quel briciolo di potere che hanno contro il cittadino costretto a rivolgersi al mostro burocratico. Che poi la burocrazia serva per buona parte a dare lavoro a qualcuno, di solito amici degli amici, non certo ad agevolare la vita delle persone, è la famosa beffa oltre al danno. E quando per miracolo a volte si trovano in posti pubblici persone disposte in maniera onesta ad agevolare, trovare soluzioni, chiarire, quantomeno supportare i cittadini nella loro quotidiana lotta contro l’assurdo, sembra di avere di fronte dei santi e non gente che sta facendo semplicemente il suo lavoro, proprio perché siamo troppo abituati ad avere il peggio di fronte a noi. Quando ci capita di andare all’estero, soprattutto nel nord Europa, e abbiamo a che fare con servizi pubblici e relativi dipendenti, rimaniamo spesso sconvolti dalla loro efficienza, gentilezza, chiarezza, velocità nel dare informazioni, nel supportare i cittadini. Cittadini che a ben pensarci pagano tasse per avere quei servizi; mentre da noi sembra che chiunque ti stia facendo un favore, anche se tu con le tue tasse gli stai mantenendo il posto di lavoro. Probabilmente nel nord Europa hanno capito che la comunità è sempre la stessa e gli altri non sono dei rompiscatole deficienti, da fregare o trattare male in tutti i modi; perché in quella comunità ci sono anche loro e se la comunità non funziona o funziona male ci rimetteranno tutti, compresi loro. E’ sempre la stessa logica: a voler fregare gli altri, alla fine ci ritroviamo ad essere fregati.
Preso da: http://www.ilcambiamento.it/articoli/in-italia-non-ci-sono-responsabili-e-nessuno-sbaglia
Sembra che da noi il concetto di dignità, di minima morale, sia largamente sconosciuto, l’importante è inchiodarsi a poltrone, posti di privilegio, dalle sedie in parlamento, ad una panchina di calcio, fino alla sedia di un ufficio pubblico. E una volta ottenuto quel posto, usare tutte le possibilità di esercizio del potere che quel posto garantisce. Infatti anche in qualsiasi ufficio pubblico, in qualsiasi biglietteria di stazione ferroviaria o simili, se c’è qualcosa che non funziona, la responsabilità non è mai di chi abbiamo davanti, perché sono sempre umili e innocenti esecutori di direttive espresse dall’alto, per quanto queste siano discutibili, inefficienti, palesemente assurde o insensate. E quando si vuole risalire la catena per arrivare in alto, chi sta in alto, proprio perché ricopre quella posizione spesso per precisi interessi politici, rimane lì dato che serve proprio in quel posto dove il potere lo ha collocato, non importa quello di cui è responsabile.
Chiunque, dall’impiegato pubblico che sa che non verrà licenziato (tranne per casi limite) pure se fa il suo lavoro in maniera pessima, fino al capo supremo, utilizza il proprio potere contro i malcapitati sotto di sé. E spesso proprio quelli che si collocano alla fine della catena di esercizio del potere, sono anche i peggiori perchè possono sfogare sui malcapitati cittadini la frustrazione di essere gli ultimi di quella catena.
Spesso le persone impiegate in uffici pubblici vari, di fronte a disservizi, inefficienze, ritardi, commi, leggi, regole assurde, contraddittorie, insensate, hanno sempre la scusa pronta dicendo che non dipende da loro; ma anche se potessero comunque fare qualcosa, in maniera del tutto legale, per agevolare, aiutare gli altri a districarsi rispetto alla mostruosa burocrazia, non lo fanno. Anzi, utilizzano quel briciolo di potere che hanno contro il cittadino costretto a rivolgersi al mostro burocratico. Che poi la burocrazia serva per buona parte a dare lavoro a qualcuno, di solito amici degli amici, non certo ad agevolare la vita delle persone, è la famosa beffa oltre al danno. E quando per miracolo a volte si trovano in posti pubblici persone disposte in maniera onesta ad agevolare, trovare soluzioni, chiarire, quantomeno supportare i cittadini nella loro quotidiana lotta contro l’assurdo, sembra di avere di fronte dei santi e non gente che sta facendo semplicemente il suo lavoro, proprio perché siamo troppo abituati ad avere il peggio di fronte a noi. Quando ci capita di andare all’estero, soprattutto nel nord Europa, e abbiamo a che fare con servizi pubblici e relativi dipendenti, rimaniamo spesso sconvolti dalla loro efficienza, gentilezza, chiarezza, velocità nel dare informazioni, nel supportare i cittadini. Cittadini che a ben pensarci pagano tasse per avere quei servizi; mentre da noi sembra che chiunque ti stia facendo un favore, anche se tu con le tue tasse gli stai mantenendo il posto di lavoro. Probabilmente nel nord Europa hanno capito che la comunità è sempre la stessa e gli altri non sono dei rompiscatole deficienti, da fregare o trattare male in tutti i modi; perché in quella comunità ci sono anche loro e se la comunità non funziona o funziona male ci rimetteranno tutti, compresi loro. E’ sempre la stessa logica: a voler fregare gli altri, alla fine ci ritroviamo ad essere fregati.
Preso da: http://www.ilcambiamento.it/articoli/in-italia-non-ci-sono-responsabili-e-nessuno-sbaglia
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