18 agosto 2014
(ANSAMED) - ROMA - La crisi libica continua a riversare i suoi effetti sulla Tunisia, con masse di persone che fuggono dalla guerra civile. Il valico frontaliero di Ras Jedir continua a registrare un forte afflusso in entrata verso la Tunisia, di 5-6000 persone al giorno. Si tratta in gran parte di cittadini libici, mentre è diminuito il ritmo degli arrivi di residenti di altre nazionalità, pochissimi ormai gli asiatici.
Un egiziano venerdì scorso è rimasto ucciso a seguito dei colpi di arma da fuoco sparati dagli agenti di sicurezza libici, intervenuti al valico quando un migliaio di egiziani esasperati ha tentato di forzare il posto di blocco per le lunghe attese ai controlli. La situazione è poi tornata alla normalità. Circa 1200 egiziani hanno potuto passare senza problemi la frontiera e sono stati condotti via bus all'aeroporto internazionale di Gabès/Matmata, perchè potessero rientrare al Cairo. Un gruppo di rifugiati marocchini ha protestato sempre venerdì a Tunisi davanti al consolato del loro paese, chiedendo di essere rimpatriati d'urgenza ed affermando di essere stati vittima di soprusi al momento della loro partenza dalla Libia. La mezzaluna tunisina ha mantenuto la sua presenza al posto di frontiera fornendo pasti freddi e acqua alle persone provenienti dalla Libia. In previsione di un ulteriore peggioramento della situazione in Libia, si sta provvedendo all'installazione di un'unità di crisi speciale incaricata di registrare gli arrivi in coordinamento con l'Alto Commissariato delle nazioni unite per i rifugiati (HCR). Da giovedì scorso sono inoltre in funzione commmissioni tecniche settoriali per la trasformazione di palestre e luoghi pubblici in dormitori e luoghi di prima accoglienza per i rifugiati. Mongi Slim, presidente della sezione regionale della Mezzaluna tunisina di Medenine, ha ribadito che non verrà allestito nessun campo profughi, come avvenne nel 2011, in linea con le intenzioni del governo, ma che si prevede di adottare misure sanitarie urgenti e di coordinamento dei servizi di trasporto.
La situazione che si è determinata in Libia è ben più pericolosa di quella della ''lotta di liberazione contro il regime di Muammar Gheddafi''. Lo afferma in un comunicato, secondo quanto riferito dall'agenzia libica Pana, il Parlamento di Tripoli, riunitosi a Tobruk per motivi di sicurezza. Nel comunicato il Parlamento, pur senza indicarli, accusa alcuni media di orchestrare campagne di propaganda, ''vili'' iniziative che mirano a seminare ''i dissensi'' e ad acuire i contrasti ''tra i figli di uno stesso popolo''.
Queste accuse sono legate alla decisione del Parlamento libico di chiedere alle Nazioni Unite di fare pressioni sulle parti in conflitto per bloccare le ingerenze straniere nelle vicende interne del Paese.
Intanto una tv privata libica, Al Asima, ha diffuso la notizia di una presunta operazione in corso in Libia di forze Nato o franco-italiane contro militanti islamici, notizia smentita "nella maniera più categorica" dal Ministero degli Esteri italiano in una dichiarazione all'ANSA. La Farnesina ricorda invece "la posizione di assoluta neutralità dell'Italia e dei paesi amici della Libia, volta ad avvicinare le parti". Nonostante la guerra civile, l'Italia mantiene aperta la propria ambasciata a Tripoli. (ANSAmed).
Preso da: http://ansamed.ansa.it/ansamed/it/notizie/stati/libia/2014/08/18/libia-tv-parla-di-operazione-nato-farnesina-smentisce_03fff71e-6253-4e9c-a246-c22b2217d3e4.html
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