29 luglio 2014
Ripresi gli scontri all'aeroporto, islamisti all'attacco a Bengasi. Continua l'incendio del deposito di carburante, ma adesso è sotto controllo. Le forze islamiste conquistano la più importante base militare della città.
di VINCENZO NIGRO
LA crisi libica continua ad avvitarsi in maniera veloce e imprevedibile: mentre il problema del pericoloso incendio di un deposito di benzina potrebbe risolversi da solo nelle prossime ore (i milioni di litri di carburante stanno bruciando del tutto), lo scontro fra milizie rivali è sempre più duro. E adesso qualcuno prova anche a far ricorso ai rapimenti politici: in mattinata a Tripoli è scomparso l'ex primo ministro Mustafà Abushagur, un moderato che era stato premier per poche ore nel settembre del 2012, ma poi si era vista bocciare la lista dei suoi soli 10 ministri perché non aveva accontentato gli interessi di tutte le fazioni e delle varie città e comunità di Libia. L'ex primo ministro è stato liberato alcune ore più tardi. Nessuna organizzazione ha rivendicato il rapimento, ma è probabile che l'uomo sia stato sequestrato proprio perché stava mediando una tregua tre le diverse fazioni in lotta.
Abushagur nelle elezioni del 25 giugno era risultato primo fra gli eletti: in queste ore stava lavorando da mediatore fra le varie fazioni, ovvero fra il gruppo di milizie e gruppi politici guidati da Zintan e fra quelli filo-islamici guidati da Misurata. La sua famiglia ne ha denunciato la scomparsa: secondo un giornalista a Tripoli "se verrà confermato che Abushagur stato rapito, è stato proprio perché è un moderato, mentre ormai c'è chi vuole lo scontro finale".
Oggi una tregua di 24 ore non è stata rispettata del tutto, nel pomeriggio gli scontri e i tiri di razzi sono ripresi. Ma comunque il cessate-il-fuoco in mattinata è servito alla città per respirare, e ai pompieri libici per continuare il lavoro di spegnimento del deposito di carburante.
Facendo rimbalzare una notizia incontrollata che circolava sui social network, il sito Internet dell'ufficio stampa del primo ministro libico aveva pubblicato l'annuncio secondo cui l'Italia avrebbe offerto 7 aerei Canadair per spegnere l'incendio. Ma questa era la richiesta dei libici: la verità è che con gli scontri ancora in corso mandare pompieri italiani a terra o anche solo far sorvolare Tripoli da aerei Canadair è molto pericoloso. A Roma il Ministero degli Esteri ha quindi smentito la notizia dei 7 Canadair, pur confermando che Roma è pronta ad aiutare la Libia ma solo in condizioni di sicurezza.
Sul fronte orientale, a Bengasi le truppe del generale "ribelle" Haftar sono state attaccate dal gruppo islamista Ansar Al Sharia: gli islamici hanno conquistato la base in cui si trovavano alcune unità delle truppe speciali dell'esercito libico alleate con Haftar. IN mattinata un aereo militare che era impegnato a bombardare le postazioni di Ansar al Sharia è precipitato (non è chiaro se sia stato abbattuto). Il generale Sagr Al-Jerouchi, "capo delle operazioni aeree" dei militari comandati dal generale Khalifa Haftar sostiene che il caccia Mig non è stato abbattuto, ma che il pilota ha avuto problemi tecnici e si è lanciato con il paracadute. E il quartier generale delle Forze speciali dell'esercito libico, principale base militare di Bengasi, è caduta ieri sera in mano dei gruppi islamisti, dopo diversi giorni di sanguinosi combattimenti.
Il 'Consiglio della Shura dei rivoluzionari di Bengasi', un'alleanza di gruppi islamisti e jihadisti, ha annunciato in un comunicato di aver preso il controllo della base. Notizia confermata dall'esercito.
A Roma intanto il sottosegretario con la delega alla sicurezza Marco Minniti ha tenuto un'audizione innanzi alla Commissione Difesa del Senato: "Il nostro primo obiettivo", ha detto Minniti, "è la cessazione delle ostilità". "E' molto importante che in questo momento ci sia un'azione di mediazione che impedisca il conflitto tra le milizie in atto a Tripoli ma anche a Bengasi, anche se i protagonisti sono differenti. La prima cosa è fermare il conflitto". Al secondo punto Minniti ripete quello che ha chiesto lo stesso ministro degli Esteri Federica Mogherini: che ci sia un rinnovato impegno delle Nazioni Unite, "che sia nominato un Alto Rappresentante delle Nazioni Unite per la Libia, un ex capo di Stato o di governo, in modo da tenere conto della drammaticità delle condizioni del paese".
Minniti sostiene poi che sarà necessario "lavorare in maniera incessante perché il Parlamento eletto il 25 giugno in Libia possa insediarsi il 4 agosto. E' fondamentale che nella ricostruzione democratica di quel Paese, un Parlamento liberamente eletto possa pacificamente riunirsi. Cosa al momento non scontata". In Senato Minniti ha ringraziato "i nostri operatori all'ambasciata a Tripoli, a nome del Governo italiano e del Parlamento, perché in condizioni difficilissime si sta garantendo una capacità di intervento assolutamente straordinaria"
Fonte:
http://www.repubblica.it/esteri/2014/07/29/news/libia_rapito_l_ex_premier_abushagur_stava_mediando_una_tregua_fra_le_milizie-92704613/
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