6 novembre 2012
Democrazia in Libia, ovvero come rubare 150 miliardi di dollari
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La campagna militare della NATO in Libia ha avuto due risultati emblematici. Primo: l’aviazione dell’alleanza nordatlantica ha arrecato alla Libia un danno sette volte maggiore rispetto a quello inflitto al paese durante la Seconda guerra mondiale dagli aerei del maresciallo hitleriano Rommel. Secondo: sono spariti attivi libici dell’ammontare di 150 miliardi di dollari “congelati” un tempo in banche estere.
Questi dati sono riportati nel libro “Abbattimento di Muammar Gheddafi. Diario libico. Anni 2011-2012” scritto da Anatolij Egorin dell’Istituto di orientalistica presso l’Accademia delle Scienze della Russia. La presentazione del libro si è svolta a Mosca. Si tratta della prima ricerca integrale in Russia sulla tragedia libica.
Ovviamente, le distruzioni sono una conseguenza inevitabile di qualsiasi guerra. Ma, considerato che la NATO ha ricevuto il mandato soltanto per stabilire una “no fly zone”, le dimensioni delle distruzioni in Libia non dovevano essere così grandi. Non solo, ma gli attivi esteri libici di 150 miliardi di dollari dovrebbero bastare per coprire i danni o per lo meno di una loro notevole parte. Ma il denaro è sparito senza lasciar traccia. Sorge la domanda: come poteva succedere?
Anatoli Egorin, autore del “Diario libico”, avanza la sua ipotesi:
“Quando è stata lanciata la campagna contro Muammar Gheddafi ed è diventato chiaro che la NATO non intendeva lasciarlo al potere, tutto questo denaro è cominciato a spandersi. Nessuno sa precisamente dove e come. Sulla stampa sono trapelate solo notizie frammentarie sul fatto che questi fondi venivano sottratti e riciclati da banchieri occidentali attraverso zone offshore. Adesso tutti cercano il denaro libico ma le probabilità di trovarlo sono minime. Sarebbe, del resto, sbagliato imputarlo solo all’Occidente. Gli stessi libici che sono venuti a sostituire Gheddafi e che hanno combattuto contro di lui ne portavano via macchine piene attraverso il deserto all’estero. Questi fatti sono pure noti.
All’incirca della stessa opinione è Fatima abu-an-Niran, capo dell’Associazione internazionale per la democrazia in Libia:
“In Libia è stato rubato tutto ciò che si poteva rubare. Ciò avveniva agli occhi del mondo intero e nessuno ha detto una parola contro. Non sono accuse gratuite. Lo ha confermato in precedenza il già capo della Banca Centrale della Libia. Si tratta non solo dei 150 miliardi di dollari depositati sui conti esteri. Il denaro continua a fuggire dalla Libia all’estero, anche per vie illegali. Ciò succede sullo sfondo degli scontri intertribali e nelle condizioni di un potere praticamente illimitato delle formazioni paramilitari locali che fanno con le persone non gradite tutto quello che vogliono. Ora è chiaro che l’invasione da parte della NATO è stata intrapresa non per instaurare in Libia la democrazia. Adesso tutti possono vedere che il vero obiettivo era quello di depredare il paese.
Diventa sempre più evidente che le sorti dalla Libia come stato non interessano più all’Occidente. Già da un anno i nuovi governanti libici si occupano della spartizione delle cariche e non si danno la briga di chiedere ai loro precedenti protettori dove sono andati a finire i 150 miliardi di dollari che adesso sarebbero tanto utili, in una paese diventato di colpo povero dopo la guerra.
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LibyanFreePress.net Network - 6/11/2012
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