Sul Giornale di oggi ho pubblicato un articolo in cui analizzo le vere ragioni (oltre a quelle dichiarate) dell’improvviso interventismo di Sarkozy in Libia. Ragioni che riprendo ampiamente anche sul blog. Sono tre:
Politiche – L’anno prossimo la Francia sarà chiamata alle urne per eleggere il presidente e Sarkozy si trova in una situazione disastrosa. Se si votasse oggi verrebbe superato sia dal socialista Strauss-Kahn che da Marine Le Pen. Il problema è che la sua impopolarità non è effimera, bensì radicata nella coscienza degli elettori. In questi frangenti, come sanno gli spin doctor, per recuperare consensi occorre creare un nuovo frame ovvero una nuova percezione del presidente da parte del pubblico. Il fatto che Sarkozy, da solo (o quasi), sia riuscito a convincere la comunità internazionale a prendere le armi contro Gheddafi, lo fa apparire in una luce diversa, dunque un candidato di nuovo plausibile. Operazione brillante, che – sondaggi alla mano – per ora sta riuscendo.
Appoggiando i ribelli, Sarkozy vuole rimediare alla passività dimostrata in Egitto e in Tunisia e si propone – al pari degli Usa – come riferimeno per eventuali nuovi movimenti democratici nell’Africa francofona.
Economiche- La Libia ha rapporti privilegiati con l’Italia, ma in caso di caduta di Gheddafi, la gratitudine dei rivoltosi non potrà che essere molto generosa, ribaltando o riequilibrando la situazione a vantaggio di Parigi. Nuova Libia significa nuovi contratti per lo sfruttamento dei giacimenti di petrolio e di gas, nuovi contratti per la ricostruzione del Paese. E significa, per l’Eliseo, estendere la zona d’influenza. Date un’occhiata alla cartina: Marocco, Algeria e Tunisia sono già francofone. Con la Libia gran parte del Nord Africa finirebbe sotto l’ombrello francese. Tra gli applausi del mondo.
Capito perché Sarkozy si dà tanto da fare
Fonte:http://blog.ilgiornale.it/foa/2011/03/20/libia-ecco-a-cosa-mira-davvero-sarkozy/
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