Scritto da Roberto Malini 20 giugno 2017
GENOVA - Vi è una totale (e voluta)
disinformazione riguardo al traffico di migranti dalla Libia. Oggi è
stato arrestato il nigeriano John Ogais detto “Rambo”, accusato di aver
torturato, seviziato e ucciso migranti nei campi gestiti dai trafficanti
libici.
I nostri quotidiani lo descrivono come
membro decisionale di un’organizzazione criminale che gestisce la tratta
di migranti tra la Libia e la Sicilia e parlano di un passo avanti
nella lotta alla tratta di migranti. In realtà “Rambo” non è che uno dei
tanti migranti che hanno accettato di eseguire i compiti più
spregevoli, dietro ordine dei veri signori del traffico, dietro la
promessa di evitare a propria volta torture e percosse. In alcuni casi
questi prigionieri cui è affidato il comando sui loro fratelli ricevono -
oltre alla promessa di aver salva la vita e di effettuare, prima o poi,
la traversata - compensi in denaro, percentuali sulle somme estorte
alle famiglie di coloro che sono stati rapiti. Il serbatoio di questi
schiavi-aguzzini è praticamente illimitato, perché in un gruppo di
prigionieri non vi sono solo eroi, ma anche esseri umani che per evitare
di soffrire le più atroci torture sono disposti ad infliggerle ad
altri. Se si vuole combattere il traffico di esseri umani, bisogna
perseguire la criminalità organizzata locale e transnazionale, che ha
radici in Libia, Sudan, ma anche nei paesi da cui provengono i profughi.
Ed è controllata dalle tribù Rashaida, Abu Hamyra, Tuareg, Tebu, Awlad
Suleiman. Le stesse tribù con cui il governo italiano ha stipulato un
“accordo contro il traffico di esseri umani”, legittimando - sicuramente
in modo inconsapevole, perché la disinfirmazione appartiene anche alle
istituzioni - una potente e ramificata organizzazione di trafficanti di
esseri umani, collegata alle mafie internazionali e anche al terrorismo
fondamentalista.
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