giovedì 21 maggio 2015 - 18:54
NEW YORK (askanews) - L'ambasciatore Christopher Stevens, un anno e mezzo prima di essere ucciso nell'attacco al consolato statunitense di Bengasi, in Libia, manifestò la sua preoccupazione per il peggioramento delle condizioni di sicurezza in un'e-mail all'allora segretario di Stato, Hillary Clinton, ipotizzando anche di lasciare, per questo, la città. E' una delle informazioni «sensibili» contenute nella prima parte delle circa 55.000 pagine di e-mail scambiate da Hillary Clinton con assistenti e funzionari statunitensi sul suo account privato, quando era segretario di Stato, e consegnate alle autorità dal suo staff, che saranno pubblicate nei prossimi giorni dal dipartimento di Stato americano.
Un dossier di 850 pagine
Di queste, circa 850 pagine relative all'attacco al consolato statunitense di Bengasi, in Libia, nel 2012, sono state consegnate alla commissione speciale della Camera che sta indagando sugli incidenti che provocarono la morte di quattro americani, tra cui l'ambasciatore Christopher Stevens, all'epoca dell'e-mail a Clinton inviato statunitense tra i ribelli.
Informazioni sensibili ma non classificate
Il New York Times ha ottenuto circa un terzo di questi documenti, da cui emergono le preoccupazioni di Clinton e dei suoi consiglieri dopo l'attacco; messaggi che confermerebbero le passate affermazioni di Clinton, che si è difesa dagli attacchi affermando di non aver ricevuto informazioni classificate sul suo account privato, anche se alcune e-mail contengono quelle che il governo definisce informazioni «sensibili», le Sbu (sensitive but unclassified, sensibili ma non classificate). La legge federale stabilisce che lettere ed e-mail inviate e ricevute dai funzionari del governo sono documenti governativi e come tali conservati e archiviati, a disposizione delle commissioni del Congresso, degli storici e degli organi di informazione (escluse le eccezioni che riguardano i segreti di Stato e la sicurezza nazionale); Clinton, invece, utilizzò account e server privati per le sue comunicazioni, quando era al governo.
Conflitto di interessi?
Dalle e-mail ottenute dal Times emergono i tanti messaggi inviati a Clinton da Sidney Blumenthal, amico e assistente di lungo corso, che consigliava l'allora segretario sulla Libia: messaggi che poi Clinton girava a Jake Sullivan, il suo consigliere per la politica estera, e ad altri funzionari, senza specificare la fonte. All'epoca, e questo è uno dei punti da chiarire sul comportamento di Clinton, Blumenthal era contemporaneamente sul libro paga della fondazione Clinton e di uomini d'affari statunitensi desiderosi di concludere affari in Libia, per cui serviva l'approvazione del dipartimento di Stato, proprio mentre lavorava segretamente come consigliere sulla Libia del segretario di Stato.
Qualche contraddizione
Le e-mail mostrano che Clinton diffondeva informazioni sull'attacco di Bengasi che contraddicevano la versione inizialmente fornita dall'amministrazione Obama e che era preoccupata che i repubblicani potessero usare la morte dei quattro statunitensi per indebolire il presidente Barack Obama. Blumenthal, inizialmente, scrisse a Clinton che l'attacco era stato il frutto di una protesta violenta, sulla scia di quella al Cairo, per la pubblicazione su YouTube di un video contro Maometto. Il giorno dopo, però, il consigliere scrisse che, da fonti libiche, aveva saputo che l'attacco era invece stato organizzato da Ansar al-Sharia, gruppo terroristico legato ad al Qaida, il cui coinvolgimento è stato a lungo negato dall'amministrazione Obama. Amministrazione che, a due mesi dalle elezioni presidenziali, preferì raccontare di una manifestazione spontanea sfociata in violenza per coprire le eventuali colpe.
Presto pubbliche?
Tra i messaggi ottenuti dal Times, anche un'e-mail di Ann-Marie Slaughter, direttrice della pianificazione politica per il dipartimento di Stato, che stava per lasciare l'incarico, che scrisse nel marzo 2011 di essere contraria ad armare i ribelli in Libia contro Muammar Gheddafi. Non è chiaro se la gran parte delle e-mail di Clinton sarà resa pubblica. Il dipartimento di Stato ha definito lungo e tortuoso il processo di analisi di tutta la documentazione ricevuta e ha proposto il mese di gennaio del prossimo anno come data per la pubblicazione. Un giudice federale ha però respinto il piano del dipartimento, suggerendogli di rilasciare le e-mail poco per volta.
Preso da: http://esteri.diariodelweb.it/esteri/articolo/?nid=20150521_341731
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