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martedì 14 aprile 2015

Libia, come arrivano le armi al generale Haftar

8 aprile 2015

di Rocco Bellantone

Nonostante sia ancora formalmente in vigore l’embargo sulle armi imposto dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU alla Libia, nel Paese in conflitto continuano ad arrivare spedizioni non solo da Egitto ed Emirati Arabi ma anche dall’Europa.



A beneficiarne è soprattutto l’esercito regolare libico guidato dal generale Khalifa Haftar. Nella battaglia contro i gruppi islamisti a Tripoli, Bengasi e nelle aree costiere della Cirenaica, le milizie del generale e gli alleati di Zintan, rimasti fedeli al governo di Abdullah Al Thinni, possono avvalersi di regolari forniture di armi inviate principalmente da due società situate nel vecchio continente, la serba Slobodan Tesic e la bielorussa Beltechexport (Beltech). Secondo questa informazione, confermata anche in un recente rapporto presentato da un gruppo di esperti della missione ONU in Libia, serbi e bielorussi sono in affari con gli uomini di Haftar ormai da quasi un anno, di fatto da quando il generale ha lanciato la campagna antiterrorismo contro le forze islamiste per liberare Bengasi e la Cirenaica.



Ad avviare i primi contatti in Libia è stata Tesic. La società serba ha sfruttato le conoscenze maturate in ex Jugoslavia da diversi militari libici, che in passato si sono formati nelle accademie militari di Belgrado e che oggi rivestono ruoli di vertice nell’esercito e nei servizi di intelligence sotto il comando di Haftar. Fonti accreditate hanno rivelato inoltre che prima di trovare l’accordo con il Generale, fino alla metà del 2014 Tesic forniva armi agli islamisti di Tripoli. Il loro uomo di riferimento in Libia era Khaled Al-Sharif, ex vice ministro della Difesa del governo islamista di Tripoli ed ex numero due del Gruppo Combattente Islamico Libico guidato da Abdelhakim Belhadj. Era con lui che Tesic concordava l’arrivo delle spedizioni all’aeroporto di Tripoli, attualmente controllato dalle milizie della coalizione Alba Libica. Tesic sarebbe riuscita a muoversi indisturbata nel mercato libico, passando con disinvoltura da un offerente all’altro, dopo che nel novembre del 2013 le è stato revocato dalle Nazioni Unite il divieto di viaggiare nel Paese.



La partnership con Beltech, società leader nell’esportazione di armamenti in Bielorussia, è ben oliata. Tesic riceverebbe le armi da Beltech attraverso una sua controllata registrata a Cipro, la Charso Limited, fondata nel 2012. Secondo le stesse fonti, in Libia i carichi atterrano nell’aeroporto di Labraq, controllato dalle truppe di Haftar, e in quello di Ghadames, dove a comandare sono i miliziani di Zintan. Le spedizioni vengono effettuate dalla compagnia charter RubyStar Airlines, affiliata di Beltech.



Per i trasporti viene solitamente utilizzato un aereo Ilyushin 76. Nel tragitto tra la Bielorussia e la Libia, l’aereo fa scalo all’aeroporto di Lipsia, in Germania, dove si trovano strutture della NATO, anche se ipotizzare un qualche collegamento tra l’alleanza atlantica e la società bielorussa appare azzardato. Anche Beltech, così come Tesic, ha facilità di spostamento tra l’Europa e il Nord Africa. Posto sotto sanzioni dall’UE, il suo direttore, Alexandre Peftiev, ha di nuovo le mani libere dalla fine del 2014, così come gli altri vertici della società, a cui sono state revocate le restrizioni il mese scorso.



Tesic e Beltech ovviamente non sono le uniche società belliche che hanno trovato un accordo con Haftar. In prima linea, come detto, ci sono Egitto (che ha fornito al Generale elicotteri Mi-8 e molto probabilmente anche altri mezzi) e gli Emirati Arabi. Senza dimenticare la Russia, che attraverso la Bielorussia ha venduto ad Haftar caccia Sukhoi Su-27. Insomma, un grande business che cresce con il prolungarsi di questa guerra. Con buona pace per l’embargo sulle armi imposto dall’ONU.

Preso da: http://www.mondoliberonline.it/libia-come-arrivano-le-armi-al-generale-haftar/51717/

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