25 marzo 2015
Non dovrebbe passare sotto silenzio il fatto che un mediatore ONU diffonda dichiarazioni palesemente false:
Lunedì Leon ha rilasciato la dichiarazione riportata di seguito "Governo di unità nazionale (tra governo Tobrouk e governo Tripoli) forse a fine settimana"
Domenica aveva affermato che l' offensiva contro Tripoli del governo di Tobrouk doveva fermarsi
e martedì il governo di Tobrouk non l' ha ricevuto.
E' evidente quindi che la dichiarazione di lunedì 23 marzo era stata diffusa sapendo di mentire:
Marcopa
Libia, Bernardino Leon (Onu): "Possibile un governo di unità nazionale entro la settimana". Mogherini: "No a intervento militare"
Redazione, L'Huffington Post
Pubblicato: 23/03/2015 11:35 CET Aggiornato: 23/03/2015 11:35 CET
Progressi nella formazione di un governo di unità nazionale in Libia potrebbero arrivare questa settimana. Come affermato dall'inviato speciale dell'Onu per la Libia, Bernardino Leon, prima dell'incontro di 34 sindaci e leader locali libici nell'ambito del dialogo politico guidato dall'Onu, ospitato oggi e domani a Bruxelles, "c'è una possibilità di fare progressi e trovare i primi nomi per un governo di unità nazionale questa settimana".
"Non vogliamo farci aspettative", ha precisato Leon, ma "c'è una possibilità e faremo del nostro meglio", per fare in modo di raggiungerla "entro la fine di questa settimana". Leon ha poi ricordato come molti sindaci arrivati a Bruxelles dalla Libia si trovano ad affrontare "enormi difficoltà, molte delle loro città stanno ancora combattendo, ci sono città che sono state bombardate negli ultimi giorni, ma loro sono qui e questo è molto importante".
"Ho detto diverse volte che non stiamo preparando un intervento militare", gli interventi militari "non sono la soluzione". E' quanto ha ribadito l'Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Federica Mogherini, prima dell'incontro di 34 sindaci e leader locali libici nell'ambito del dialogo politico guidato dall'Onu, ospitato oggi e domani a Bruxelles. Oltre a ricordare l'importanza di "un governo di unità" nazionale, Mogherini ha precisato che quello di cui c'è bisogno è un processo guidato dalla Libia, dove è necessario che smettano di combattere tra loro, per iniziare "a combattere insieme Daesh".
"Qualsiasi attività militare deve fermarsi se si vuole trovare una soluzione per la Libia", ha affermato Mogherini, sottolineando che "questo non riguarda solo il futuro libico, ma anche la sicurezza dell'Europa, la stabilità della regione", così come "dell'Africa". Questa, ha concluso, "è una sfida internazionale".
http://www.huffingtonpost.it/2015/03/23/leon-governo-libia_n_6921898.html
Libia: inviato Onu Leon accusa, premier al Thani (gtoverno Tobrouk n.d.r.)ostacola dialogo
09:31 22 MAR 2015
(AGI) - Tripoli, 22 mar. - L'inviato dell'Onu per la Libia, Bernardino Leon, ha accusato il premier del governo di Tobruk, Abdullah al Thani (riconosciuto dalla comunita' internazionale) di ostacolare il dialogo tra le parti in Libia in corso a Rabat, in Marocco. Il diplomatico spagnolo, intervistato dall'emittente televisiva "al Jazeera", ha duramente criticato il governo libico e le sue forze per aver lanciato un'offensiva militare su Tripoli proprio in concomitanza con l'avvio del dialogo a Skheirat, localita' turistica vicino a Tripoli.
"Ho sentito al Thani rilasciare delle dichiarazioni che lo pongono di fatto al di fuori della legittimita' internazionale che aveva il suo governo prima. Quanto sta accadendo avra' delle ripercussioni su di lui senza dubbio", ha affermato l'inviato. Leon ha minacciato ripercussioni da parte della comunita' internazionale nei confronti di al Thani se il suo governo dovesse proseguire con l'operazione militare su Tripoli lanciata dal generale Khalifa Haftar. (AGI) .
Libia,presidente Tobruk non riceve Leon
24 marzo 201511.43
Il presidente del parlamento riconosciuto di Tobruk,Saleh, si è rifiutato di accogliere l'inviato dell'Onu per la Libia,Leon,per discutere dei negoziati in corso per la formazione di un governo di unità nazionale. Secondo i media locali,Leon è stato ricevuto invece dal vicepresidente della Camera,Houma,e dal ministro degli Esteri, Dary. "C'è una possibilità di avere in settimana i primi nomi per il governo di unità nazionale",aveva detto Leon,avvertendo tuttavia di "non voler creare aspettative troppo forti".
http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/ContentItem-db6f0593-b6a6-4d90-93bd-c311c5309c7d.html
Ancora ottimismo questa mattina dagli ambienti delle Nazioni Unite:
Marcopa
Libia: inviato Onu Leon, oggi discuteremo del nome del futuro premier
Tripoli, 25 mar 08:34 - (Agenzia Nova) - L’inviato dell’Onu per la Libia, Bernardino Leon, ritorna oggi a Rabat dopo un breve viaggio a Tobruk e Tripoli per riprendere a guidare il dialogo tra i due governi rivali libici. Secondo quanto ha rivelato una fonte delle Nazioni Unite all’emittente televisiva “al Jazeera”, nel corso della giornata odierna Leon discuterà con le due delegazioni del nome del premier del futuro governo unitario. Le due delegazioni avrebbero già accolto positivamente le proposte avanzate dai mediatori dell’Onu per accelerare il dialogo.
(Res)
© Agenzia Nova - Riproduzione riservata
Ma persino PierFerdinando Casini sembra più realista e serio di Leon e delle Nazioni Unite:
Poi potrebbe davvero a fine settimana essere formato un nuovo governo, ma , vista la situazione di questi giorni, probabilmente non risolverebbe il conflitto tra le due fazioni.
Quindi le dichiarazioni di Leon sono avventate o finalizzate a spargere nebbia sul conflitto,
oppure le notizie degli scontri armati in corso sono false.
Marcopa
da Repubblica.it
Casini: "Haftar non è in grado di pacificare la Libia, deve fermare gli attacchi"
ROMA - «L’idea che Tobruk da sola sia in grado di pacificare, di controllare la Libia è una fuga dalla realtà, un sogno pericoloso. Fra l’altro i libici non accetteranno mai degli stranieri, come gli egiziani, come dominus del loro processo di pace. Per cui c’è una sola via d’uscita: con le buone o con le cattive i libici devono negoziare fra loro l’accordo politico che le Nazioni Unite stanno provando faticosamente a raggiungere».
Pierferdinando Casini, presidente della Commissione Esteri del Senato, è in partenza per il Vietnam. «Sono stato di recente a Riga, dove ci siamo incontrati noi presidenti delle Commissioni Esteri Ue. Il mio punto di vista è che l’Europa si debba svegliare, si deve scuotere. Abbiamo avuto discussioni molto sincere, a tutti ho ripetuto l’idea che non possiamo avere nostalgia della Guerra fredda con le sue vecchie certezze. Putin non è Gorbaciov e neppure Eltsin, dobbiamo avere un approccio diverso e meno contraddittorio. Se vogliamo la pace dobbiamo costruire la pace, nonostante e anzi proprio perché Putin è fatto così. Questo sarà un grande segnale di forza dell’Europa, non di debolezza».
L’Europa inizia ad occuparsi molto più seriamente di Mediterraneo e di crisi libica.
«Nel Mediterraneo dobbiamo ammettere di essere stati latitanti o contraddittori. Siamo assenti sul tema del confronto fra Israele e Palestina, contraddittori sulla Turchia, dove la linea coerente di tutti i governi italiani come quelli di Berlusconi e Prodi si è accompagnata dalle esitazioni di Francia e Germania che hanno creato uno stop & go che ha contribuito a spingere Erdogan ad estremizzare le sue posizioni. La Turchia ha iniziato a giocare pesante nella sua partita con gli altri paesi sunniti della regione».
La vera crisi è in Libia.
«Quella che si sta svolgendo in Libia è una guerra per procura. Ci è chiaro che non ci sono due fronti definiti e individuabili, non c’è per esempio un fronte liberale, filo-occidentale, un fronte da sostenere per la stabilizzazione del paese. Così come non c’è un fronte unico integralista, portatore di terrorismo contro cui schierarsi. Ci sono due alleanze, all’interno delle quali le dinamiche variano di molto. L’unico sostegno dobbiamo darlo alle forze che mirano al confronto e all’accordo politico per far ripartire il paese: il protrarsi degli scontri e dell’incertezza lascerebbe spazi sempre più ampi a gruppi come l’IS o ad altre formazioni jihadiste».
I paesi arabi però armano e sostengono una o l’altra fazione come se si trattasse di uno scontro mortale fra di loro.
«In Libia è in atto chiaramente una guerra per procura. Egitto, sauditi ed Emirati sostengono Tobruk. La Turchia e il Qatar sono con il gruppo di Tripoli. L’Europa ha bisogno di allontanarsi da questa polarizzazione. Dobbiamo triangolare con gli Stati Uniti e la Russia per creare le condizioni per la stabilizzazione del paese. E’ chiara a tutti una cosa: se non prosciugheremo a monte il flusso di armi e destabilizzazione nessuno potrà intervenire a valle per stabilizzare il paese, per aiutare un nuovo governo libico a controllare le fazioni ribelli e ricostruire le istituzioni della Libia post-gheddafiana».
In questa partita l’Italia è molto cauta: dichiarazioni a favore del negoziato politico, ma molti segnali di sostegno al ruolo dell’Egitto.
«Noi italiani abbiamo una incredibile capacità di autocritica, che a volte diventa autolesionismo. Ma in questa partita sinceramente devo dire che ci stiamo comportando con equilibrio e giudizio. L’analisi della nostra dirigenza politica è che non c’è una soluzione militare, perché non c’è una sola armata che possa prendere il controllo del paese, debellare il terrorismo, ricevere sostegno delle popolazioni della Libia. Per essere chiari: l’idea che Tobruk sia capace di stabilizzare il paese è fuori dalla realtà Tutti i segnali, assolutamente tutti, ci dicono che radicalizzeranno lo scontro e lo renderanno endemico, per anni, per decenni. E allora noi dobbiamo chiedere a un leader politico come il presidente Sisi di adoperare la sua capacità di influenza per portare la parte di Tobruk a collaborare pienamente con un piano per il governo condiviso della Libia».
Ma Sisi è il primo ad armare Tobruk, a spingere Haftar a combattere.
«Invito a considerare che Sisi è un interlocutore fondamentale, consiglierei a tutti di leggere l’intervento che ha fatto di fronte ai saggi islamici di Al Azhar. Dobbiamo coinvolgerlo, per far capire a chi si sente in grado di vincere militarmente che non è possibile, e che quindi vanno interrotti i bombardamenti su Tripoli e va rafforzato l’impegno del confronto politico. Aggiungo: noi Italia e l’Europa non accetteremo mai una spartizione di fatto o in qualunque modo della Libia. La Libia divisa e frammentata diventerà in alcune regioni un focolaio di instabilità per tutta l’Europa. Per questo con rispetto chiediamo a chi ha un ruolo nella regione di ascoltare il nostro invito: basta con la guerra, mettetevi al tavolo delle Nazioni Unite a lavorare per la pace».
(questa è una versione estesa dell'intervista pubblicata oggi sul quotidiano)
Originale, con tutti i link:
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=82162&start=0&postdays=0&postorder=asc&highlight
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