05/02/2015 - Luca Cirimbilla
In Libia si uccide per il petrolio: il bilancio dell’assalto dei miliziani Isis al pozzo di Al Mabruk avvenuto ieri è di 13 morti, di cui cinque stranieri.
Non cenna a placarsi la guerra a ridosso delle nostre coste. Tre delle persone uccise durante l’offensiva armata al campo petrolifero della Total sarebbero filippini legati a una ditta italiana. Il nostro Paese, quindi, seppur indirettamente continua ad essere coinvolto in questo conflitto non solo a livello geografico.
L’attacco è stato reso noto da fonti militari libiche che hanno riferito come tutte le vittime – otto libici, due ghanesi e, appunto, tre filippini – siano stati sgozzati ad eccezione di un libico ucciso a colpi d’arma da fuoco. L’offensiva non è stata rivendicata e le fonti hanno semplicemente parlato di un commando di uomini armati. L’impianto della Total era abbandonato dal 2013 proprio a causa dell’instabilità politica e sociale e attualmente era gestito dalla Noc, l’ente petrolifero libico.
Altri scontri, con decine di morti, sono stati segnalati sempre in Libia nelle aree di Derna, Sirte e Bengasi. Nel tentativo delle forze armate regolari di strappare un quartiere di Derna ai jihadisti di Ansar al Sharia sono rimasti uccisi 16 soldati. Rilevanti sono state le perdite inflitte agli integralisti islamici. Sono 11 i soldati morti respingendo un attacco degli Ansar nei pressi di Sirte. Quattro jihadisti di questa formazione sono stati uccisi a Bengasi.
In mezzo a questo drammatico caos l’ambasciata d’Italia in Libia è aperta e funzionante. L’ambasciatore Giuseppe Buccino è a Tripoli, è quanto è stato confermato all’ANSA dalla Farnesina dopo l’uscita di alcune indiscrezioni secondo le quali la sede diplomatica italiana in Libia starebbe per essere chiusa.
Intanto, la missione delle Nazioni Unite ha ricordato “a tutti i gruppi armati che la maggioranza dei libici vuole il ristabilimento della pace e della stabilità nel paese” e invitato i protagonisti e gli esponenti delle varie fazioni ad “agire in buona fede in accordo con il cessate il fuoco e con gli impegni assunti come prova di volontà nei confronti del processo politico”. Le parti libiche, secondo l’Onu, devono essere consapevoli che “gli occhi del mondo sono su di loro, in un momento in cui le forze dello spettro politico libico hanno ottenuto buoni progressi nell’avvio di un dialogo”.
Bellissime parole, che però voleranno via trasportate dal vento e che rimarranno inascoltate dai militanti libici dell’Isis, indaffarati a produrre 40 mila barili di petrolio al giorno grazie al pozzo conquistato ieri.
Fonte: http://www.lultimaribattuta.it/19397_libia-sangue-e-petrolio-isis-conquista-pozzo-della-total
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