- The Indipendent – Crescono le divisioni tra le fila dei ribelli libici dopo l’attacco fallito alle roccaforti lealiste da Kim Sengupta
[13.09.2011] traduzione di levred
Tripoli – I ribelli si erano fatti strada attraverso le strade strette e i vicoli quando si imbatterono in un agguato. Espulsi da Bani Walid, [fanno] un appello disperato di aiuto ai loro compagni, i cui consigli avevano seguito per l’assalto, gli fu risposto con le istruzioni per ripiegare ad un punto di rendezvous al di fuori della città.
Ma quando i rivoluzionari hanno raggiunto la destinazione, dopo essersi fatti strada combattendo sotto un fuoco intenso, non c’era traccia del contingente di Bani Walid. Poi, mentre tentativi urgenti venivano compiuti per stabilire le comunicazioni, sono giunti salve di colpi di mortaio e razzi.
Nel momento in cui i combattenti dell’opposizione hanno portato le loro vittime, cinque morti e 18 feriti, al centro medico
più vicino, erano infuriati, accusando gli uomini di Bani Walid di tradimento. E alcuni dei gruppi “esterni” sono rientrati a Tripoli con disgusto.
“Abbiamo avuto indicazioni da parte degli uomini di Bani Walid che stavamo guidando e che dovevano essere dietro di noi”, dice Ahmed Ishmail Jawad, 24 anni, studente e volontario. “Abbiamo affrontato un sacco di resistenza, molto più di quanta ci aspettassimo. Quando abbiamo chiamato i rinforzi, non c’era nessuno. Ci è stato detto di tornare e di organizzare un altro attacco con gli uomini di Bani Walid. Ma si erano ritirati e sono cominciati ad arrivare razzi Grad su di noi. “ Il suo compagno di Zintan, Nasr Hamid Husseini, ha aggiunto: “C’è qualcosa che non va qui. Non possiamo avere successo se la gente va in direzioni diverse. Siamo preoccupati per la lealtà di alcuni di questi uomini…”Mohammed el Ghadi, da Khoms, ritiene che le lealtà tribali hanno soppiantato quelle della rivoluzione. “Sono tutti Warfalla, coloro che sono dentro Bani Walid e quelli con noi. Crediamo che ci siano dei traditori tra di loro.”
L’attrito tra coloro che tentano di prendere Bani Walid, uno delle tre restanti aree, insieme a Sirte e Sabbah, nelle mani del regime, era il segno più incendiario dello scisma crescente nelle file dell’opposizione, che ha cominciato ad apparire entro poche settimane dal rovesciamento di Muammar Gheddafi.
Prima di domenica sera ci era già stata discordia, con gruppi di combattenti locali che chiedevano che alcune zone della città non dovevano essere attaccate perché i membri dei loro clan erano lì. Combattenti provenienti da altre parti hanno affermato, tuttavia, che avevano ricevuto fuoco che proveniva da alcune di queste aree.
Il segno più potente delle divisioni nei ranghi dei ribelli in passato è stato l’assassinio del comandante Abdul Fatah Younis, presumibilmente da parte degli islamisti nelle file delle forze ribelli che comandava.
Il livello che queste tensioni hanno successivamente raggiunto, è stato illustrato da una conferenza stampa che il primo ministro provvisorio, Mahmoud Jibril, aveva dovuto tenere domenica sera presso l’hotel Radisson a Tripoli, utilizzato come base dai ribelli del Consiglio nazionale di transizione (CNT) . Questa [conferenza stampa] è stata rinviata due volte e poi ha dovuto essere trasferita in un altro luogo.
Un membro anziano del Consiglio militare di Tripoli, e portavoce di Abdelhakim Belhaj, il comandante delle forze nella capitale libica, è stato schietto: “Jibril non rappresenta nessuno. Egli non è il benvenuto qui. Abbiamo appena combattuto per liberarci di un dittatore, non ne vogliamo un altro. “
L’antipatia verso i membri non eletti del CNT che formano la nuova amministrazione è sempre più diffusa e rumorosa. La maggior parte di loro sono ex membri del regime di Gheddafi, visti come opportunistici trasformisti provenienti dal vecchio ordine. C’è anche l’accusa che alcuni di loro sono stati in Europa, negli Stati Uniti e negli stati del Golfo, mentre i giovani volontari stavano morendo per la causa della rivoluzione.
Abdulbasit Abu Muzairik, un membro anziano del consiglio di Misurata, città portuale che resistette ad un assedio da parte delle forze Gheddafi, ha espresso quello che ha definito essere una frustrazione diffusa. “Siamo preoccupati per un sacco di cose che stanno accadendo politicamente. Non abbiamo visto Jibril in Libia, ha trascorso tutto il tempo in cui stavamo soffrendo al di fuori del paese. Improvvisamente è qui e dobbiamo accettare che sia il Primo Ministro.
“Quali sono le persone che cercano di fare questo? Beh, dovrà essere sostituito. Siamo alla ricerca di modi nei quali questo possa essere fatto. Alle persone che effettivamente hanno combattuto per la rivoluzione deve essere consentito di avere voce in capitolo mentre ora il paese sta cominciando a rimettersi in moto. “
Mr Belhaj, il quale, rivela a The Independent, che è stato oggetto di rendition e tortura, con l’aiuto dei servizi segreti britannici, è stato al centro dell’attenzione dei media. Il sig. Muzairik ha sottolineato che il sig Belhaj, un ex capo della LIFG (Gruppo islamista libico per il combattimento), “è il solo responsabile dei combattenti a Tripoli, questo è tutto. Egli non è il responsabile della Libia, anche se pensa di esserlo.”
Finora, Mustapah Abdul Jalil, capo del TNC, è sfuggito alle critiche. Ma ha le sue preoccupazioni per il futuro. L’ex ministro della giustizia sotto il colonnello Gheddafi ha avvertito dell’esistenza di “fondamentalisti estremisti nelle file della rivoluzione” e ha minacciato di dimettersi se essi, e altri gruppi armati, non consegnano le armi.
Abdurrahman Shalgham, un alleato del Sig. Jalil che fu ministro degli esteri nel regime di Gheddafi, si è concentrato sul ruolo del sig Belhaj e dei suoi seguaci conservatori musulmani, sostenendo che era “solo un predicatore e non un comandante militare”. Un altro membro del CNT, Othman Ben Sassi, ha insistito: “Egli [Belhaj] non era niente, niente. E ‘arrivato all’ultimo momento e ha organizzato alcune persone.”.
Ma c’è stato piccolo segno di organizzazione sulla prima linea di Bani Walid. Un ufficiale CNT, Mohammed el-Fassi, ha dichiarato ieri: “Il problema è che ora che Gheddafi è fuggito, la gente sta solo pensando a se stessa, alla propria tribù, le proprie città, non stanno pensando alla Libia.”
Fonte: http://www.independent.co.uk/news/world/africa/divisions-grow-in-libyan-ranks-after-failed-attack-on-loyalist-stronghold-2353687.html
Preso da:http://gilguysparks.wordpress.com/2011/09/13/crescono-le-divisioni-tra-le-fila-dei-ribelli-libici-dopo-lattacco-fallito-alle-roccaforti-lealiste/
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