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sabato 18 agosto 2012

Crimini di guerra mediatico-giudiziaria


A distanza di un mese e passa dal primo attacco di elicotteri Apache finalizzato alla distruzione di centri comunicazione e radar in prossimità di Marsa el Brega, in Libia la situazione sul terreno è rimasta pressoché immutata.
Le forze di Gheddafi in Cirenaica continuano a mantenere sia il controllo di questo terminal energetico, di importanza strategica, posizionato a 800 km da Tripoli, che di ampie zone del territorio circostante fin sotto Ajdabiya.
L’ultima strage dall’aria, quindici morti tra i residenti, è arrivata a ridosso del porto della Cirenaica, nel centro città, nelle stesse ore in cui è uscita allo scoperto un’altra clamorosa balla sulle travolgenti avanzate dei ribelli del CNT lanciate alla conquista del compound di Bab al Azizia per consegnare Gheddafi, come hanno solennemente promesso, alla CPI dell’Aja.
L’ha raccontata il 27 Giugno alla Reuters, tramite telefono cellulare (!), il solito testimone creato dal nulla che questa volta ha assunto il nome di Juma Ibraim.
Il “suo“ racconto è arrivato dalla periferia sud di… Bir el Ghanam.
La “notizia“ è rimbalzata nel Bel Paese con l’Ansa. La diffusione della flagrante patacca su giornali e tv è stata tanto capillare da trovare spazio anche su quotidiani come Il Sole 24 ore e Milano Finanza.
Ci siamo presi la briga di andare a vedere su Google Earth dove si trovasse questo nuovo caposaldo dato nelle mani dei “sostenitori“ di Re Idris.

E’ un villaggio abbandonato di qualche decina di abitazioni, posizionato ad ovest di un tracciato in ambiente desertico a 87 km da Tripoli, difficilissimo da raggiungere, a ridosso com’è di una invalicabile catena collinare di sabbia.
Il 29 Giugno, Le Figarò darà notizia di altre armi paracadutate dalla Francia di Sarkozy a “formazioni di irregolari“ a Misurata, Nalut, Tiji, al Javash, Shakshuk e Yafran, precisando la natura dei “vettovagliamenti“ dall’aria: denaro, logistica, lanciarazzi, fucili d’assalto, mitragliatrici e missili anticarro Milan.
In realtà, al momento, di ribelli lanciati alla conquista di Tripoli non se ne vedono da un pezzo. Rimangono sulla difensiva in Cirenaica solo esigue formazioni “fluide“ di tagliagole, attestate ai margini della Litoranea, oltre i 30‘ nord e i 20‘ sud, pronte a innestare le marce avanti dei pick-up per qualche centinaio di metri nelle ore immediatamente successive ai bombardamenti della NATO e a ingranare le retromarce nei momenti di pausa tra uno strike e l’altro.
Una sorta di claque, vestita di un pagliaccesco criminale, usata fin dalla prima settimana di Marzo per dare credibilità a una rivolta popolare “repressa nel sangue dalle forze di Gheddafi“, capace di giustificare un “intervento umanitario“ dall’esterno e di portare a maturazione il progetto di Stati Uniti ed Europa di destabilizzare, con l’esplicito appoggio di Ban Ki Moon, uno Stato sovrano.
Metodo già ampiamente adoperato dall’Alleanza Atlantica in Kosovo con il sostegno economico, politico, militare e politico offerto all’UCK, compreso l’addebito di stragi di migliaia di “albanesi“ a Belgrado, per poi giustificare a livello di “comunità internazionale“ la devastante aggressione alla Serbia di Milosevic.
Nonostante il portavoce di Unified Protector Mike Bruken computi a oltre 7.000 le missioni aeree di attacco al suolo, di protezione e sorveglianza aerea effettuate sulla Jamahiryia ed elenchi, con dovizia di particolari, le perdite inflitte dai cacciabombardieri della NATO all’esercito del Rais, al momento, non ci sono notizie di ritiro, confermate da inviati e osservatori indipendenti, dei “lealisti“ di Tripoli dalle posizioni tenute sul campo.
La morte del figlio minore Saif Al Arab e dei suoi tre nipotini, Cartago di 3 anni, Saif di 2 e Mistura di 2 mesi, seppelliti sotto le macerie dalle bombe della NATO, è riuscita a cementare intorno a Gheddafi un’autentica solidarietà popolare.
Gli elicotteri d’attacco Linx, Gazzelle, Apache e Tiger di Francia e Gran Bretagna per ora non hanno prodotto sul campo i risultati che si aspettavano sia il segretario Rasmussen che il generale canadese Charles Bouchard, capo, dalla sede di Napoli, di Unified Protector.
La risposta va cercata nella disponibilità da parte delle forze libiche di ben 2.600 missili SA-14, 16 e 24 e da un numero elevatissimo di piattaforme mobili, con elevata capacità di sopravvivenza, di sistemi antiaerei e antimissile che fanno, o hanno fatto, della Jamahiryia un osso particolarmente duro, ben al di là delle aspettative della NATO, da vincere sul terreno.
Esaminando in dettaglio, in numero e qualità, i mezzi della difesa aerea della Libia siamo rimasti semplicemente di stucco.
La Russia di Putin ha fatto in tempo a fornire al Rais sia i temutissimi sistemi SA-300 V (SA-12 B Giant) a lungo raggio che batterie a breve di altrettanto modernissimi Tor-M1 (SA-15) Gauntlet, oltre a decine di SA-9 Gaskin e SA-13 Ghoper. Senza la pioggia di Tomahawk (tra i 500 e i 600 sui 110 ammessi ufficialmente) lanciati da sommergibili e incrociatori di Gran Bretagna e USA, le perdite aeree di Odissey Dawn sarebbero state particolarmente elevate.
Basterà un dato su tutti a smentire clamorosamente la notizia diffusa dopo il 17 Marzo dal ministro della Difesa La Russa sull’impossibilità da parte libica, assicuratagli dai suoi consulenti militari, di poter colpire il “nostro“ territorio metropolitano. Una storiella ripetuta, con enorme irresponsabilità, anche dal Presidente del Consiglio a Lampedusa per tacitare le preoccupazioni dei residenti su possibili azioni di ritorsione di Gheddafi.
Tripoli possiede ancora, presumibilmente in parte, o possedeva ben 417 missili terra-terra R-17 (Scud C SS1), con una gittata compresa tra i 500 e i 600 km e 80 giganteschi lanciatori mobili 9 P-117 Uragan.
Le immagini degli R-17 mostrati in pubblico nella sfilata di Tripoli del 2010 sono ancora fruibili su Youtube.
Una “missione“, quella contro la Jamahiryia, che fin dalle prime battute definimmo sfiatata, affetta da tubercolosi, esaminandone in via breve gli assets aerei dopo il disimpegno del dispositivo d’attacco USA. La Repubblica delle Banane contribuisce con F-16, EFA-2000, Tornado IDS ed ECR e AV-8 B Harrier II, una portaerei, 4 tra pattugliatori e fregate e 3 navi appoggio. Le uscite finanziarie del Bel Paese per alimentare la guerra alla Libia si aggirano sui 235-240 milioni di euro mensili, cifra ben maggiore rispetto a quelle, poco credibili, dichiarate dal governo, in sede di approvazione del decreto semestrale per le missioni militari all’estero.
Il 10 Giugno, alla vigilia del suo abbandono, Robert Gates in una relazione al Comando Generale di Bruxelles, presenti tutti i ministri degli Esteri e della Difesa della NATO è stato durissimo con i partners degli USA. “… è dolorosamente chiaro – ha dichiarato – che l’Alleanza Atlantica ha enormi lacune nella capacità e nella volontà di perseguire un necessario obiettivo comune. Mancano inoltre i mezzi per condurre una campagna aerea e marittima integrata, efficace e prolungata. Unified Protector può contare solo su 42 aerei d’attacco al suolo e da bombardamento oltre a manifestare gravi, inammissibili carenze di approvvigionamento nel munizionamento di precisione. Ogni Paese aderente ha votato per la missione in Libia. Partecipano alle operazioni meno della metà degli Stati aderenti. E meno di un terzo si è dimostrato disposto a partecipare ai bombardamenti…“. Norvegia e Olanda dal 30 Giugno ritireranno i loro F-16, la Svezia farà altrettanto con i Gripen. Insomma, di fatto, l’Alleanza Atlantica è in vistoso debito di ossigeno e barcolla come un pugile suonato contro un Paese, certo non irresistibile come, la Jamahiryia del colonnello Gheddafi.
Misurata rimane sotto stretto assedio e a Bengasi il CNT subisce durissime perdite di dirigenti politici e di addetti alla sicurezza della Coalizione.
Derna pullula ormai da tempo di sospettissimi “combattenti afghani“ già detenuti a Guantamano.
Lo stesso titolare della Farnesina ha mancato un appuntamento a Bengasi con due cariche di esplosivo al plastico per un anticipo di 24 ore. In più, si contano ormai a decine le figure rappresentative del CNT “eliminate“ dalla contro guerriglia organizzata da Al Senussi. “Rats Council attacked in Bengazi, British, American, French Invaders killed “
L’oscuramento satellitare, della Jana e i bombardamenti sulla sedi radio e tv della Jamahiryia non sono sufficienti a impedire che dispacci di agenzie come Mathaba News raggiungano decine di migliaia di internauti in tutto il mondo, alimentando un’efficace controinformazione.
La nuova “emergenza“ ha costretto Frattini ad annullare un summit a Roma con “qualificate rappresentanze“ della Cirenaica che si volevano spacciare per personaggi politici di spessore e dignitari religiosi appartenenti all’intera Libia.
Un altro tentativo miseramente fallito dopo la messinscena di riunire in un albergo alla periferia della Capitale i capi militari della “rivolta“, che non è andato più in là dal mettere intorno ad un tavolo sette-otto vecchi arnesi doppiogiochisti passati per danaro o per evitare incriminazioni della CPI dalla parte degli “insorti“. Un’ultima notarella sul Tribunale Internazionale dell’Aja.
Da Malabo (Africa Equatoriale) il presidente, con gli occhi a mandorla (!), della Commissione dell’Unione Africana Jean Ping ha affermato che la CPI ha emesso altri mandati di cattura che finiranno per gettare benzina sul fuoco. Il riferimento esplicito è a Gheddafi, il figlio Saif al Islam e al generale al Senussi.
“Tutti constatano – ha affermato – che la CPI si pronuncia sempre nei momenti sbagliati. A giudizio della Commissione che presiedo in rappresentanza di tutti gli Stati dell’Africa si tratta di una circostanza sospetta che merita un attento approfondimento e decisioni conseguenti“.
Dopo la visita di Stato di Omar al Bashir in Cina la Corte Penale Internazionale dell’Aja, già ampiamente screditata, finirà per contare sempre meno sulla scena internazionale.
Qualche confezione di Viagra reperita, da mani sospette, nelle torrette distrutte di due T-72 della Jamahiryia, in Cirenaica, è stata sufficiente a formulare per Gheddafi un’accusa di crimini di guerra per stupro (!).
Il procuratore Moreno Ocampo si è ucciso col ridicolo. Gli Stati Uniti, dal canto loro, si sono suicidati con Hillary Clinton che ne ha pubblicamente confortato le accuse.
Più mandati di cattura “internazionali” arrivano dall’Aja, più declina il potere di coercizione economico militare e politico della ex potenza planetaria.
Giancarlo Chetoni
[Atto di sindacato ispettivo n° 4-05585, del 7 Luglio 2011, dei senatori Lannutti e Pedica ai ministri della Difesa e degli Affari Esteri, considerato che il 10 Giugno u.s. Rinascita ha pubblicato un articolo di Giancarlo Chetoni dal titolo Armamenti: i nostri aiuti umanitari ai ribelli]

Articolo preso da:http://byebyeunclesam.wordpress.com/2011/07/13/crimini-di-guerra-mediatico-giudiziaria/

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