I Profeti del Nuovo Ordine Mondiale in Libia: il ruolo dei
terroristi islamici, di Al Qaeda e le bugie dell'Occidente
ita+english
di John Rosenthal
Dossier-inchiesta: La Verità sulla Rivoluzione Libica
La Libia e l'Incredibile Rapporto CIRET-CF2R
Tripoli, Libia – Secondo un recente rapporto stilato da due think tank francesi, i jihadisti hanno giocato un ruolo fondamentale nella cruenta e sanguinosa ribellione scoppiata nella Libia orientale, contro lo Stato di Muammar Gheddafi, e – per contro – i "veri democratici" hanno rappresentato (e rappresentano) solo una minoranza della ribellione medesima. Il rapporto, inoltre, mette in discussione le giustificazioni addotte per l'intervento militare occidentale in Libia, sostenendo che tali presunte legittime motivazioni sarebbero in gran parte basate su esagerazioni e montature dei media e su una "vera e propria disinformazione " strategica. I sostenitori ed artefici del rapporto sono due organizzazioni con sede a Parigi (Centro Internazionale di Studi e ricerche sul terrorismo – Aide, CIRET-AVT) e il Centro francese CF2R. Le organizzazioni in questione nei mesi scorsi hanno inviato una missione di sei membri esperti in Libia per valutare la situazione e consultarsi con i rappresentanti di entrambe le parti del conflitto. Dal 31 marzo al 6 aprile del 2012, la missione ha visitato la capitale libica di Tripoli e la regione della Tripolitania, dal 19 aprile al 25 aprile ha visitato la capitale dei ribelli di Bengasi e la regione Cirenaica circostante, sita nella parte orientale della Libia. Il rapporto ha individuato quattro fazioni in lotta tra i membri del Consiglio nazionale libico orientale di transizione (Cnt). A parte una minoranza di "veri democratici", le altre tre fazioni – si legge nel dossier – comprendono partigiani protesi a restaurare lo status quo monarchico rovesciato da Gheddafi nel 1969: estremisti islamici che mirano alla creazione di uno stato islamico, unitisi a disertori dell'ex-regime di Gheddafi che perseguono obiettivi comuni agli integralistin islamici per ragioni opportunistiche o di altro tipo.
Al Qaeda: la Doppia Faccia dell'occidente coloniale
Il più noto dei disertori, il presidente del Cnt, Mustafa Abdul Jalil, è altresì descritto nel rapporto come un "tradizionalista" sostenuto dagli islamisti. Un personaggio che – secondo il dossier – avrebbe svolto un ruolo importante nell'organizzazione "Bulgarian Nurse affair", inquietante équipe formata da cinque infermiere bulgare che, insieme a un medico, sono stati accusati di aver volontariamente infettato centinaia di bambini con il virus dell'AIDS in un ospedale di Bengasi. Nel 2007, le infermiere e il medico di origine palestinese – secondo il dossier – sarebbero stati rilasciati dal governo libico a seguito di negoziati portati avanti dalla stessa moglie del presidente francese Nicolas Sarkozy, Cecilia. La donna avrebbe svolto un ruolo molto importante nella delicata questione internazionale. Il rapporto descrive i membri di Al-Qaeda, come affiliati al Gruppo combattente islamico libico: il "pilastro principale dell'insurrezione armata." Così – leggendo tra le righe della storia – possiamo desumere che la coalizione militare sotto la guida della NATO sta sostenendo una ribellione che coinvolge terroristi islamici. E' la tesi sostenuta dallo stesso inquietante rapporto, che tra l'altro allude anche al ruolo di primo piano svolto in merito alla ornitura di reclute di Al-Qaeda in Iraq. "Nessuno può negare – scrive espressamente il rapporto – che i ribelli libici che sono oggi sostenuti da Washington, sono gli stessi jihadisti che ieri uccidevano i soldati americani in Iraq."
Indiscrezioni del rapporto CIRET-CF2R
La composizione completa del CNT non è stata resa pubblica. Ma, secondo gli autori, un reclutatore dichiarato di al-Qaeda, Abdul-Hakim al-Hasadi, è egli stesso membro della NTC. Al-Hasadi è descritta dagli autori come "il leader dei ribelli libici." Anche se i media occidentali, sostengono che egli si occupi della difesa della sua città natale (Darnah) nella parte orientale della Libia, il rapporto CIRET-CF2R per contro denuncia come a metà aprile, al-Hasadi avrebbe lasciato in barca la Cirenaica, per partecipare alla battaglia di Misurata, con al seguito – si legge – 25 "combattenti ben addestrati". Misurata – per la cronaca – si trova nella Libia occidentale, a soli 135 miglia da Tripoli. Per quanto riguarda, poi, gli effetti di un intervento militare occidentale a sostegno dei ribelli, gli autori del rapporto CIRET-CF2R concludono come l'ntervento occidentale in Siria sarebbe in procinto di creare più problemi di quanti ne avrebbe dovuto "risolvere" (per usare un eufemismo) preparando il terreno al fondamentalismo islamico. Le attuali manovre, dunque, rischierebbero di destabilizzare tutto il Nord Africa, il Sahel e il Medio Oriente, favorendo l'emergere di una nuova base regionale per l'Islam radicale e il terrorismo. Si riportano di seguito alcuni punti salienti ulteriormente tradotti dalla relazione CIRET-CF2R. Il rapporto completo è disponibile in francese al seguente link:
http://www.cf2r.org/images/stories/news/201106/rapport-libye.pdf
Sulla battaglia di Misurata – Un'altra Sarajevo
A poco a poco, la città di Misurata sta cominciando ad apparire come una versione libica di Sarajevo agli occhi del mondo "libero". (…) In merito alle vittime di Misurata, contrariamente a quanto sostenuto dai media internazionali – sostiene il rapporto – le forze lealiste di Gheddafi non hanno massacrato gli abitanti della città. Nel corso di due mesi di ostilità, solo 257 persone – tra cui combattenti – sono state uccise. E 'quindi ormai evidente – si legge nel rapporto – che i leader occidentali – in primo luogo, il presidente Obama – hanno grossolanamente esagerato il rischio umanitario, al fine di giustificare la loro azione militare in Libia. Il vero interesse di Misurata risiede altrove. Il controllo di questo porto, a soli 220 chilometri da Tripoli, sarebbe una base ideale per lanciare un offensiva terrestre contro Gheddafi.
Bengasi – Mafia e Traffico di disperati verso l'Europa
Bengasi è ben noto come un focolaio dell'estremismo religioso, islamico. La regione Cirenaica ha una lunga tradizione islamica che risale alla fratellanza Senussi. Il fondamentalismo religioso è molto più evidente qui che nella parte occidentale del paese. Le donne sono completamente velate dalla testa ai piedi. Non possono guidare e la loro vita sociale è ridotta al minimo. Uomini con la barba predominano. Spesso hanno la macchia nera di pietà sulla fronte (lo "zebibah": machia formatasi in seguito ai ripetuti atti di prostrazione reiterati durante le preghiere musulmane). E 'un fatto poco noto che Bengasi sia diventato negli ultimi 15 anni l'epicentro delle migrazioni africane verso l'Europa. Questo traffico di esseri umani è stato trasformato in una vera e propria industria, generando miliardi di dollari. Strutture mafiose parallele si sono sviluppate in città, dove il traffico è stato saldamente impiantato e coinvolge migliaia di persone, mentre polizia e funzionari pubblici vengono corrotti. (…) Dopo la scomparsa della sua principale fonte di reddito e l'arresto di alcuni dei suoi capi, la mafia locale ha preso l'iniziativa dei finanziamenti, sostenendo la ribellione libica. Numerose bande e membri della malavita cittadina sono noti per avere condotto spedizioni punitive contro i lavoratori migranti africani a Bengasi e la zona circostante. Dall'inizio della ribellione diverse centinaia di lavoratori migranti – sudanesi, somali, etiopi e eritrei – sono stati derubati e uccisi dalle milizie ribelli. Questo fatto è stato accuratamente occultato dai media internazionali.
Su africani "Mercenari" e Tuareg
Uno dei più grandi successi della politica africana di Gheddafi è stato quello della sua "alleanza" con i Tuareg: popolazione tradizionalmente nomade originaria della regione del Sahara. Gheddafi ha attivamente finanziato e sostenuto i Tuareg quando il loro movimento è stato represso in Mali nel 1990. Nel 2005, Gheddafi concesse un permesso di soggiorno illimitato a tutti i Tuareg di Mali e Nigeria in territorio libico. Poi, nel 2006, ha invitato tutte le tribù della regione del Sahara, tra cui le tribù tuareg, a formare una entità comune per opporsi al terrorismo e il traffico di droga. È per questo che centinaia di combattenti provenienti da Niger e Mali giunsero per aiutare Gheddafi, dopo lo scoppio della ribellione. A loro avviso, questo rapprsentava erano in debito verso Gheddafi, e perciò si sentirono in obbligo di adempierlo. (…) Essi hanno dunque deciso di sostenere Gheddafi contro il terrorismo spontaneamente, come un dovere. Sembra che i libici di origine straniera ei volontari spontanei provenienti da paesi stranieri siano stati deliberatamente confusi all'interno delle relazioni occidentali sui "mercenari".
Il Ruolo dei media internazionali e l'ONU
Fino alla fine di febbraio – si legge ancora nel dossier in esame – la situazione nella città ad ovest della libia era estremamente tesa e ci sono stati numerosi scontri, più che in oriente. Ma la situazione è stata oggetto di esagerazione e disinformazione mediatica. Ad esempio, un report diffuso dai media occidentali su un attacco aereo portato avanti da aerei libici su Tripoli si è dimostrato completamente inesatto: nessuna bomba libica è caduta sul capitale, anche se sanguinosi scontri sembrano aver avuto luogo in alcuni quartieri. Le conseguenze di questa disinformazione sono chiare: la risoluzione delle Nazioni Unite (cosiddetto mandato d'intervento) è stato approvato sulla base di tali resoconti dei media, ed una commissione d'inchiesta commissione d'inchiesta è stata inviata nel Paese. Non è esagerato dire che la notifica sensazionalistica diffusa da Al-Jazeera abbia influenzato le Nazioni Unite.
L'insurrezione a Bengasi – I cadaveri dei poliziotti appesi ai ponti
Non appena i primi focolai di protesta sono stati alimentati, gli islamisti ei criminali hanno immediatamente approfittato della situazione per attaccare carceri di alta sicurezza fuori Bengasi dove i loro compagni erano detenuti. Dopo la liberazione dei loro leader, la ribellione ha attaccato stazioni di polizia ed edifici pubblici. Gli abitanti della città al risveglio videro i cadaveri dei poliziotti appesi ai ponti. Numerose atrocità furono ugualmente perpetrate ai danni dei lavoratori africani, tutti trattati come "mercenari": molti di essi sono stati espulsi, uccisi, imprigionati e torturati.
La verità sull'insurrezione in Zawiya
Durante le tre settimane nelle quali la città di Zawiya è stata controllata dai ribelli, tutti gli edifici pubblici sono stati saccheggiati e dati alle fiamme. Ovunque distruzioni e saccheggii (di armi, denaro, archivi). Non c'e stata alcuna traccia dei combattimenti a conferma della testimonianza fornita dalla polizia, che afferma di aver ricevuto l'ordine di non intervenire. Molte atrocità sono state commesse ai danni di civili, donne (violentate) e di alcuni agenti di polizia (poi uccisi). Le vittime sono state uccise alla maniera del GIA algerino (Gruppo Islamico Armato): gole tagliate, occhi tirati fuori dalle orbite, braccia e gambe tagliate. A volte i corpi sono stati dati alle fiamme.
John Rosenthal – Giornalista europeista ed esperto di politiche atlantiche
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English Version
Al Qaeda and Libyan Revolution
Paris, Tripoli – A new report from two French think tanks concludes that jihadists have played a predominant role in the eastern-Libyan rebellion against the rule of Moammar Qaddafi, and that “true democrats” represent only a minority in the rebellion. The report, furthermore, calls into question the justifications given for Western military intervention in Libya, arguing that they are largely based on media exaggerations and “outright disinformation.” Al Qaeda in Libya part I. The sponsors of the report are the Paris-based International Center for Research Study on Terrorism and Aide to Victims of Terrorism (CIRET-AVT) and the French Center for Research on Intelligence (CF2R). The organizations sent a six-member expert mission to Libya to evaluate the situation and consult with representatives on both sides of the conflict. and From March 31 to April 6, the mission visited the Libyan capital of Tripoli and the region of Tripolitania; from April 19 to April 25, it visited the rebel capital of Benghazi and the surrounding Cyrenaica region in eastern Libya. Al Qaeda in Libya part II. The report identifies four factions among the members of the eastern Libyan National Transitional Council (NTC). Apart from a minority of “true democrats,” the other three factions comprise partisans of a restoration of the monarchy that was overthrown by Qaddafi in 1969, Islamic extremists seeking the establishment of an Islamic state, and former fixtures of the Qaddafi regime who defected to the rebels for opportunistic or other reasons. There is a clear overlap between the Islamists and the monarchists, inasmuch as the deposed King Idris I was himself the head of the Senussi brotherhood, which the authors describe as “an anti-Western Muslim sect that practices an austere and conservative form of Islam.” The monarchists are thus, more precisely, “monarchists-fundamentalists.” Abdel Hakim Al Hasidi – The most prominent of the defectors, the president of the NTC, Mustafa Abdul Jalil, is likewise described by the authors as a “traditionalist” who is “supported by the Islamists.” The authors point out that Jalil played an important role in the “Bulgarian nurses affair,” so called for five Bulgarian nurses who, along with a Palestinian doctor, were charged with deliberately infecting hundreds of children with AIDS in a hospital in Benghazi. As chair of the Appeals Court in Tripoli, Jalil twice upheld the death penalty for the nurses. In 2007, the nurses and the Palestinian doctor were released by the Libyan government following negotiations in which French president Nicolas Sarkozy’s then wife, Cecilia, played a highly publicized role. The report describes members of the al-Qaeda-affiliated Libyan Islamic Fighting Group as the “main pillar of the armed insurrection.” “Thus the military coalition under NATO leadership is supporting a rebellion that includes Islamic terrorists,” the authors write. Alluding to the major role played by the Cyrenaica region in supplying recruits for al-Qaeda in Iraq, they add, “No one can deny that the Libyan rebels who are today supported by Washington were only yesterday jihadists killing American GIs in Iraq.” The full composition of the NTC has not been made public. But, according to the authors, one avowed al-Qaeda recruiter, Abdul-Hakim al-Hasadi, is himself a member of the NTC. (On al-Hasadi, see my March 25 report here.) Al-Hasadi is described by the authors as the “leader of the Libyan rebels.” Although Western media reports commonly say that he is in charge of the defense of his home town of Darnah in eastern Libya, the CIRET-CF2R report suggests that in mid-April, al-Hasadi left Cyrenaica by boat in order to participate in the battle of Misrata. He is supposed to have taken arms and 25 “well-trained fighters” with him. Misrata is in western Libya, a mere 135 miles from Tripoli. Regarding the effects of western military intervention in support of the rebels, the authors conclude: Western intervention is in the process of creating more problems than it resolves. It is one thing to force Qaddafi to leave. It is another thing to spread chaos and destruction in Libya to this end and to prepare the ground for fundamentalist Islam. The current moves risk destabilizing all of North Africa, the Sahel, and the Middle East and favoring the emergence of a new regional base for radical Islam and terrorism.What follows are some further translated highlights from the CIRET-CF2R report. The full report is available in French here.
http://www.cf2r.org/images/stories/news/201106/rapport-libye.pdf
Libyan rebel leader proudly announces him and his men are al-Qaeda
On the Battle of Misrata: Little by little, the city is starting to appear like a Libyan version of Sarajevo in the eyes of the “free” world. The rebels from Benghazi hope that a humanitarian crisis in Misrata will convince the Western coalition to deploy ground troops in order to save the population. During the course of April, the NGO Human Rights Watch published casualty figures concerning Misrata that reveal that, contrary to the claims made in the international media, Qaddafi loyalist forces have not massacred the residents of the town. During two months of hostilities, only 257 persons — including combatants — were killed. Among the 949 wounded, only 22 — or fewer than 3 percent — were women. If regime forces had deliberately targeted civilians, women would have represented around half of the victims. It is thus now obvious that Western leaders — first and foremost, President Obama — have grossly exaggerated the humanitarian risk in order to justify their military action in Libya. The real interest of Misrata lies elsewhere. The control of this port, at only 220 kilometers from Tripoli, would make it an ideal base for launching a land offensive against Qaddafi. On Benghazi and the Cyrenaica Region: Benghazi is well-known as a hot-bed of religious extremism. The Cyrenaica region has a long Islamist tradition going back to the Senussi brotherhood. Religious fundamentalism is much more evident here than in the western part of the country. Women are completely veiled from head to foot. They cannot drive and their social life is reduced to a minimum. Bearded men predominate. They often have the black mark of piety on their foreheads [the “zebibah,” which is formed by repeated prostration during Muslim prayers]. It is a little-known fact that Benghazi has become over the last 15 years the epicenter of African migration to Europe. This traffic in human beings has been transformed into a veritable industry, generating billions of dollars. Parallel mafia structures have developed in the city, where the traffic is firmly implanted and employs thousands of people, while corrupting police and civil servants. It was only a year ago that the Libyan government, with the help of Italy, managed to bring this cancer under control. Following the disappearance of its main source of revenue and the arrest of a number of its bosses, the local mafia took the lead in financing and supporting the Libyan rebellion. Numerous gangs and members of the city’s criminal underworld are known to have conducted punitive expeditions against African migrant workers in Benghazi and the surrounding area. Since the start of the rebellion, several hundred migrant workers — Sudanese, Somalis, Ethiopians, and Eritreans — have been robbed and murdered by rebel militias. This fact is carefully hidden by the international media.
On African “Mercenaries” and Tuaregs
One of the greatest successes (of Qaddafi’s African policy) is his “alliance” with the Tuaregs [a traditionally nomadic population spread over the region of the Sahara], whom he actively financed and supported when their movement was repressed in Mali in the 1990s. In 2005, Qaddafi accorded an unlimited residency permit to all Nigerian and Malian Tuaregs on Libyan territory. Then, in 2006, he called on all the tribes of the Sahara region, including Tuareg tribes, to form a common entity to oppose terrorism and drug trafficking . This is why hundreds of combatants came from Niger and Mali to help Qaddafi [after the outbreak of the rebellion]. In their view, they were indebted to Gaddafi and had an obligation to do so. Many things have been written about the “mercenaries” serving in the Libyan security forces, but few of them are accurate. In recent years, foreigners have been recruited [into the Libyan army]. The phenomenon is entirely comparable to the phenomenon that one observes on all levels of Libyan economic life. There is a very large population of foreign workers in search of employment in the country. The majority of the recruits originally come from Mali, Chad, Niger, Congo, and Sudan. The information from rebel sources on supposed foreign intrusions [i.e. mercenaries] is vague and should be treated with caution. On the other hand, it is a proven fact — and the mission was able to confirm this itself — that Tuaregs from Niger came to Tripoli to offer their support to Qaddafi.(video) They did so spontaneously and out of a sense of debt. It seems that Libyans of foreign origin and genuine volunteers coming from foreign countries are being deliberately confused [in the reports on “mercenaries”]. Whatever the actual number [of foreign fighters], they form only a small part of the Libyan forces.
On the role of the international media
Up until the end of February, the situation in western Libyan cities was extremely tense and there were clashes — more so than in the east. But the situation was the subject of exaggeration and outright disinformation in the media. For example, a report that Libyan aircraft bombed Tripoli is completely inaccurate: No Libyan bomb fell on the capital, even though bloody clashes seem to have taken place in certain neighborhoods. The consequences of this disinformation are clear. The U.N. resolution [mandating intervention] was approved on the basis of such media reports.(see Al Jazerra Lies) No investigative commission was sent to the country. It is no exaggeration to say that sensationalist reporting by al-Jazeera influenced the U.N.
On the insurrection in Benghazi
As soon as the protests started, Islamists and criminals immediately took advantage of the situation in order to attack high-security prisons outside Benghazi where their comrades were being held. Following the liberation of their leaders, the rebellion attacked police stations and public buildings. The residents of the city woke up to see the corpses of policemen hanging from bridges. Numerous atrocities were likewise committed against African workers, who have all been treated as “mercenaries.” African workers were expelled, murdered, imprisoned, and tortured.
On the insurrection in Zawiya (a town in western Libya)
During the three weeks [that the town was controlled by the rebels], all public buildings were pillaged and set on fire. . . . Everywhere, there was destruction and pillaging (of arms, money, archives). There was no trace of combat, which confirms the testimony of the police [who claim to have received orders not to intervene]. There were also atrocities committed (women who were raped, and some police officers who were killed), as well as civilian victims during these three weeks. The victims were killed in the manner of the Algerian GIA [Armed Islamic Group]: throats cut, eyes gauged out, arms and legs cut off, sometimes the bodies were burned.
John Rosenthal
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Chi è John Rosenthal?
John Rosenthal writes on European politics and transatlantic security issues.
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http://libyasos.blogspot.gr/2011/06/al-qeada-and-libyan-revolution.html
Preso da: http://www.quieuropa.it/la-verita-su-al-qaeda-e-la-rivoluzione-libica/
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