In ogni guerra, ancora prima della gente, occorre assassinare la verità. Guerra alla libia: 100000 morti, 240000 persone ancora cercate, 78000 dispersi. 10300 donne violentate, 350000 rifugiati.
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domenica 8 settembre 2019
Debito pubblico e migrazioni
Facciamo un po’ di chiarezza su quanto sta accadendo in Africa e
su cosa spinge le attuali migrazioni di massa. L’Onu tra le cause
indica genericamente “le grandi e persistenti asimmetrie economiche e demografiche.”
Se sovrapponiamo la cartina politica con quella del debito del
continente africano emerge come siano spesso proprio i Paesi di maggiore
emigrazione quelli con un debito pubblico tra i più bassi. In generale
il debito pubblico medio dell’Africa subshariana si attesta a livelli
medi molto bassi in termini percentuali rispetto ai Paesi ad economia
avanzata. Ciò a causa di misure di austerity che sono state introdotte in Africa e in tutto il Terzo Mondo a seguito della crisi del debito del 1982.
Da allora, attraverso i cosiddetti Piani di Aggiustamento Strutturale, sono state attuate politiche
economiche orientate alla totale apertura al libero scambio, senza
nessun riguardo per lo sviluppo dell’industria locale, e ai dogmi del
neoliberismo: lotta all’inflazione, al debito pubblico, tagli alla spesa pubblica e ai già carenti servizi statali. Il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale hanno fatto in Africa quello che la Troika ha fatto in Grecia,
ma nel silenzio dell’opinione pubblica mondiale, cui è stata propinata
una narrazione irreale basata sullo pseudo umanitarismo delle Ong e
delle istituzioni internazionali. Debito pubblico Nigeria, uno dei principali Paesi di emigrazione
In realtà, attraverso la concessione di prestiti per il risanamento
del debito, l’Africa è entrata nel vicolo cieco del rimborso degli
interessi, che superano l’ammontare del debito originario: si calcola
che per ogni dollaro prestato ne siano stati restituiti tredici! Questa
spirale perversa, la stessa che oggi opera nelle nostre economie, se da
una parte ha arricchito l’élite locale e la nuova borghesia, dirette
rappresentanti degli interessi esteri, dall’altra ha aumentato il tasso
di disuguaglianza (in Nigeria è tra i più alti al mondo) e il livello di
povertà della popolazione, cui non rimane che espatriare. La stessa
situazione che, con alcuni anni di ritardo, sta vivendo l’Europa
attraverso la strumentalizzazione del debito pubblico e la privazione
della sovranità monetaria (ed economica) degli Stati. Finiremo dunque
come l’Africa?
Probabile, visto che già i nostri giovani sono sempre più costretti a
emigrare per cercare lavoro. Ma per loro non c’è nessun business
dell’accoglienza nei Paesi di destinazione. Al di là dei luoghi comuni e
delle posizioni aprioristiche, analizzare in termini oggettivi e in
chiave economica l’attuale fenomeno migratorio ci aiuta a comprendere
quali soluzioni attuare, o almeno quali evitare.
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