8 Giugno 2020.
Di Vanessa Tomassini.
La Libia continua a precipitare in un
vortice di morte e violenza dopo che il Governo di Accordo Nazionale
(GNA), con base a Tripoli e sostenuto dalla Turchia di Recep Tayyip
Erdogan, ha rifiutato qualsiasi accordo di cessate il fuoco nonostante
numerosi appelli della Comunità internazionale per una tregua. Dopo il
ritiro del Libyan National Army (LNA) dalla Libia occidentale per
proteggere i civili dal fuoco indiscriminato delle milizie di Fayez
al-Serraj e Fathi Pashagha, sabato il generale Khalifa Haftar ha inviato
consistenti rinforzi dalle città di Bengasi e Marj, a Sirte, comprese
le Forze Speciali, anche conosciute come la Brigata Al-Saiqa, guidata
dal comandante Wanis Bukhamada.
Secondo militari di Sirte, più di
30 membri delle milizie del GNA sono stati uccisi nella periferia della
città che ha dato i natali al colonnello Muammar Gheddafi. L’LNA guidato
dal feldmaresciallo Haftar ha respinto le milizie di Tripoli e
Misurata, costringendole a ritirarsi oltre l’area
di Al-Washka sabato. L’LNA ha anche affermato di aver abbattuto due
droni turchi, bruciando più di una dozzina di veicoli appartenenti alle
milizie Al-Wefaq a causa dei bombardamenti aerei e alla prontezza
dell’esercito libico sugli assi di Sirte.
Per
trovare una soluzione pacifica alla crisi, dopo la ripresa dei colloqui
del gruppo di contatto sponsorizzato dalle Nazioni Unite a Ginevra (5 +
5), il generale Haftar e il presidente del parlamento
libico, Aquila Salah, sono arrivati al Cairo per colloqui di alto
livello con il presidente egiziano Abdel Fatah al-Sisi. Durante una
conferenza stampa congiunta, i tre hanno annunciato un nuovo piano per
la Libia, che mira a consentire legittime elezioni presidenziali e
parlamentari. Haftar ha accettato la nuova iniziativa politica che
include un cessate il fuoco da lunedì e un piano di pace a lungo
termine. La Comunità internazionale ha accolto con favore
la “Dichiarazione del Cairo”, in particolare gli Emirati Arabi Uniti,
Francia, Germania e l’Ambasciata degli Stati Uniti in Libia; mentre
l’Italia e la Turchia sono rimaste in silenzio, così come la Missione di
Sostegno delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL).
Parlando a fianco di Haftar e Aquila
Saleh, Sisi ha proposto un piano che prevede colloqui a Ginevra,
l’elezione di un consiglio direttivo, lo scioglimento delle milizie e
l’uscita di tutti i combattenti stranieri dalla Libia. Il GNA di Serraj e
l’Alto Consiglio di Stato, guidato dall’esponente della Fratellanza
Musulmana, Khaled al-Meshri, hanno respinto le proposte
dell’Egitto. Mentre la maggior parte dei libici hanno criticato sui
social network la posizione di UNSMIL, accusando in particolare la
Rappresentante Speciale del Segretario Generale (SRSG), Stephanie
Williams, di non essere neutrale, patteggiando per il GNA, in
particolare per il ministro dell’Interno Fathi Pashagha. I libici hanno
chiesto di nominare con urgenza un nuovo inviato dopo le dimissioni di
Ghassan Salamé a marzo. Va detto che Francia e Italia, i
principali attori europei coinvolti nel fascicolo libico, hanno
precedentemente concordato di trovare un nuovo inviato delle Nazioni
Unite nel Paese nordafricano.
La Missione ha perso qualsiasi credibilità
ignorando i recenti crimini delle bande armate di al-Wefaq, nelle aree
precedentemente controllate dall’esercito libico. Dieci civili sono
stati uccisi in Qasr Bin Gashir, il 4 giugno, due famiglie sono state
massacrate nei pressi della città di Sirte il giorno dopo. Le milizie
di Tripoli e Misurata hanno bruciato e saccheggiato il centro
commerciale della città di Tarhouna, devastato il cimitero come atto di
vendetta contro i civili che sostengono l’LNA, oltre ad aver incendiato
diverse case ed il parco naturale.
Nemmeno
agli animali sono stati risparmiati dalla violenza delle milizie
criminali e terroristiche di Serraj e Pashagha. Il leone del fratello
al-Kani è stato ucciso, così come gazzelle e cervi del parco. Secondo
quanto riferito dai civili, un uomo è stato ucciso da gruppi di
al-Wefaq, a Bani Walid, con l’accusa di preparare i pasti per le truppe
di Haftar, un altro giovane è stato trucidato per la sospetta
affiliazione col Governo ad interim nell’est del Paese.
È chiaro a tutti che il conflitto libico è
stato prolungato dall’interferenza turca. Il presidente Recep Tayyip
Erdogan ha dispiegato migliaia di mercenari siriani in Libia dalla fine
del 2019 fino ad oggi. Il popolo libico ha respinto il ruolo di Erdogan
nel sostenere i Fratelli Musulmani, i suoi piani espansionistici nella
regione e i suoi sogni per il ritorno dell’Impero ottomano. Il leader
tunisino del partito politico Ennadha e capo del parlamento, Rashid
Ghannouchi, insieme ai leader dell’ala libica della Fratellanza, Ali
al-Salabi e Muhammad Sowan, hanno chiesto ad Erdogan di intervenire in
Libia con il pretesto di “proteggere il governo legittimo e difendere lo
stato civile contro i militari regolari”, ma la verità è che il loro
progetto è vicino al collasso. Liberare Tripoli dalle milizie significa
fermare i finanziamenti del gruppo ecco perché si oppongono così
ferocemente all’istituzione dell’establishment militare.
Preoccupata
per la sicurezza dei suoi Stati membri, anche l’Europa ha ripetutamente
condannato la collaborazione turca e del GNA, a seguito di numerosi
report che indicano elementi radicali siriani in Libia come difensori
del Governo di Al-Sarraj. Erdogan mira a intimidire l’Europa e in
particolare l’Italia mentre quegli estremisti si infiltrano tra i
migranti in partenza dalla Libia occidentale verso le coste
europee. Secondo quanto riferito, almeno 41 siriani sono arrivati in
Italia via mare, confermando che la
prossima destinazione dei mercenari di Erdogan è l’Europa.
Erdogan ha avuto un ruolo distruttivo in
Siria e sta ripetendo i suoi errori in Libia. L’intervento della Turchia
aveva infranto il diritto internazionale e riacceso il conflitto. Il
presidente turco Erdogan dovrebbe essere indagato e accusato di crimini
di guerra nel corso dell’offensiva militare del suo paese in Siria, l’ex
procuratore e investigatore delle Nazioni Unite, Carla Del Ponte,
ha più volte detto, indicando che Erdogan invade il territorio siriano
per distruggere i curdi.
Da ottobre 2019, i russi e le forze turche
hanno iniziato a pattugliare la striscia di terra di 10km, nel nord-est
della Siria, dove le truppe americane erano state dispiegate per anni
accanto ai loro ex alleati curdi. Gli alleati NATO della Turchia,
compresi gli Stati Uniti, hanno criticato la sua incursione militare nel
nord-est della Siria, temendo che questa avrebbe minato la lotta contro
i militanti dello Stato Islamico. Tuttavia le nazioni europee sono
state riluttanti a confrontarsi con la Turchia per le sue azioni, dopo
che Erdogan ha minacciato di “aprire le porte” ai rifugiati affinché in
migliaia potessero dirigersi verso l’Europa. In Libia come in
Siria, Erdogan usa i migranti come strumento di contrattazione.
Le
folli missioni all’estero, il continuo sostegno militare e finanziario
ai Fratelli Musulmani, il finanziamento dei gruppi terroristici e la
campagna espansionistica coloniale hanno ridotto in povertà milioni di
turchi. Nonostante la forte repressione contro la stampa per nascondere
la cattiva gestione dell’emergenza COVID-19, la lira turca ha raggiunto i
minimi storici nel tasso di cambio con il dollaro, portando alla fuga
degli investitori stranieri.
Questo spiega perché il partito di Erdogan
vede una crescente opposizione. Durante il mese sacro del Ramadan, al
posto dell’adhan, la chiamata alla preghiera dell’Islam, diverse moschee
di Smirne hanno sorprendentemente diffuso le note della canzone
italiana “Bella Ciao”. Le parole “O partigiano, portami via”, sebbene
nella versione “Cav Bella”, adattata in turco, suonavano come una
gigantesca critica al regime di Erdogan, se non una vera beffa. Tanto
che ha provocato la reazione del portavoce del partito islamista, un ex
ministro turco. La gente in seguito ha capito che la canzone “Bella
Ciao” in turco, diffusa dalle mosche di Smirne, era quella cantata da
Grup Yorum, la band folk che ha visto la morte di tre dei suoi membri
per via di uno sciopero della fame, dopo che Erdogan ha vietato loro di
esibirsi in concerto usando la falsa accusa di collegamenti con il
terrorismo.
La
cantante Helin Bolek, il bassista Ibrahim Gokcek e il chitarrista
Mustafa Kocak si sono lasciati morire dopo 300 giorni di digiuno
volontario. La band Grup Yorum è nata nel famoso quartiere di Istanbul
che più si oppone al partito di Erdogan. Alla fine dei loro concerti, il
gruppo era solito concludere l’esibizione in un grande abbraccio con il
pubblico, cantando insieme “Bella Ciao” in turco. Una canzone cara
anche ai guerriglieri curdi sia a Kobane, in Siria, sia nel PKK, il
Partito dei Lavoratori del Kurdistan.
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