24 aprile 2020.

Standard & Poor’s diede valutazioni catastrofiche sulla situazione finanziaria ed economica dell’Italia, inventandosi elementi negativi inesistenti, anche rispetto a dati che invece erano tra i più positivi in Europa, come quello della minor percentuale di debito detenuta da investitori stranieri. Va detto che investitori istituzionali, fondi pensione e fondi assicurativi sono obbligati a disinvestire nei paesi, banche o società a cui le agenzie di rating assegnano valutazioni negative e declassamenti.

Ruggiero bypassa la questione, invece io mi sono chiesto chi nel 2011 (oltre a noi della inconsistente diaspora della sinistra e i 5 stelle della prima e seconda ora) voleva far cadere il Governo Berlusconi e non disdegnò di avvalersi di chi avrebbe dato un durissimo colpo alle finanze pubbliche, al sistema bancario e alla economia italiana?
La risposta è: il PD, ma non ce ne sono le prove.

Lo stesso Tremonti fece larvati cenni alla ‘congiura’ politico finanziaria solo parecchi anni dopo.
Si lesse allora che Berlusconi vista la potenza di fuoco, mediatica, finanziaria e politica degli attaccanti avesse patteggiato una sorta di salvacondotto per la sua famiglia e le sue imprese, ma anche su ciò non ci sono prove.
Ma che ciò sia realmente avvenuto o che molti abbiano potuto pensarlo è riprova che il vero potere, alla faccia della prosopopea democraticistica, non appartiene al popolo e alle sue istituzioni.
Un altro filone di ragionamenti riguarda l’esistenza o meno di un piano, cosa di cui io ero già convinto prima di leggere il libro del PM Ruggiero.
Se i fondamentali della finanza pubblica erano più saldi in Italia (secondi dopo la Germania, come emerso nel dibattimento di Trani) perché in agosto anche la BCE venne all’attacco con la famosa e scandalosa lettera firmata da Trichet e Draghi che dettava le condizioni del capitalismo finanziario, che poi vennero codificate nella politica di ‘austerity’ della Commissione europea?
Si può ragionevolmente sostenere che la concomitanza temporale con gli attacchi delle agenzie di Rating fu un caso?

Nonostante Monti appartenesse alle stesse lobby dei miliardari della grande finanza dalla Trilaterale, di cui era a capo, al Bilderberg a cui molti azionisti delle Agenzie di Rating appartengono (Marc Ladreit de Lacharriere, proprietario di Fitch, che poi vendette al gruppo americano Hearst, era presidente della sezione francese del Bilderberg), una volta al Governo per attuare le controriforme con loro concordate, venne ugualmente attaccato dalle agenzie di rating.
Perché? La risposta non credo sia:“è la loro natura”.
Nel libro è riportato che Monti l’indomani del doppio declassamento, fece una intervista a tamburo battente al Corriere della Sera, in cui dichiarava che sotto attacco non c’era l’Italia, ma tutta l’Europa; eppure, anni dopo, al processo di Trani sostenne che l’attacco all’Europa non ci fu.
Una posizione ridicola, visto che avrebbe potuto smentire subito quell’intervista, dati i suoi strettissimi rapporti con gli Elkan, proprietari del Corriere, i titoli con cui tutti i giornali la ripresero, virgolettando le sue parole sul fatto che fosse in atto un attacco all’Europa.
Ancor più sbalorditivo il fatto che, al processo, Monti dichiarò e portò prova al riguardo che il presunto attacco all’UE venne da lui smentito più avanti, ma non in Italia o in Europa, sul Financial Time, negli USA ! Perché?
Ma perché lui sa benissimo dove abitano i registi del capitalismo finanziario, i quali non devono aver gradito la su ‘ribellione’ al loro operato.
Preso da: https://nandorossi.wordpress.com/2020/04/24/dal-bilderberg-alle-nostre-tasche-senza-passare-per-la-prigione/?fbclid=IwAR23FU74wlXT4hCtNVcWrAoMKUgHwaZ40XVIA5jozw4woxXChC6YUOBc8AQ
Nessun commento:
Posta un commento